Con i suoi 15 mila ettari di vigne piantati, il Nero d’Avola è di gran lunga il maggiore vitigno a bacca rossa della Sicilia e una buona parte dell'espansione dell’ultimo quarto di secolo si è verificata in aree che potrebbero chiamarsi “non classiche”. L’uva è originaria nella parte orientale dell'isola (Avola si trova in provincia di Siracusa), mentre ora la varietà è pure ben presente in zone tradizionalmente produttrici di vino bianco, il trapanese e il palermitano. Le classiche zone, però, nell’est della Sicilia ha, fra le aziende che hanno conquistato una meritata rinomanza di questi stessi due decenni e mezzo, quella della famiglia Morgante di Grotte, paese fra Agrigento e Canicattì, proprietari di più di 50 ettari vitati. I vigneti sono alti, fra 350 e 500 metri s.l.m., molte delle parcelle consistono di viti vecchie, alberelli trasformati in controspalliere, coltivati con la massima cura e attenzione. L’azienda imbottiglia la propria produzione sin dal 1994 ma la vera svolta è arrivata alla fine dell’ultimo secolo con l’arrivo, come consulente enologico, di Riccardo Cotarella, il quale supervisiona la produzione di un Nero d’Avola di ottima bevibilità e bella personalità. Nonché inventore del Don Antonio, scuro di colore, potente di corpo ma anche dolce ed equilibrato, una delle grandi espressioni di un'uva che è diventata un simbolo della Sicilia e della sicilianità.
(Daniel Thomases)
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