Un’azienda decisamente giovane, due titolari - sorelle - animose e appassionate e, nel 2012, la loro discesa in un campo (100 ettari di estensione totale dislocati attorno al perno della masseria, impresa seria, dunque, tutt’altro che un giocattolo) in cui la parte vitata ha assunto da subito il ruolo di pilota e testimone del tutto. L’area è quella eponima del Primitivo (Manduria è a un tiro da Torricella) e al vitigno bandiera è amorosamente dedicata una parte essenziale della produzione. Ma alle ladies Lacaita piace poi muoversi in libertà, sempre dentro, però, il mood di quel Sud di cui il loro pezzo di Puglia è una delle porte. Ecco allora il Fiano, il rosato da Negroamaro, ma anche poi la sorpresa d’un Aglianico (lo Scarfoglio) quasi intatto nella sua integrità - il contatto col legno è poco più di un bacio - che conquista per profumi e passo etereo. Ma inevitabile è il ritorno all’uva clou, con la doppia opzione del Licurti (sei mesi in botte) o del Mezzapezza (solo acciaio). Difficile scegliere tanto sono entrambi convincenti e “sinceri”. Ma alla fine è la giovanile bevibilità e il sorso allegro (condito di frutta croccante e da un soffio fine di tabacco biondo) di quest’ultimo a far centro a prendersi stavolta il proscenio. E a raccomandarsi come rosso gastronomico, ma anche (bevuto appena fresco) sorso smart per un brindisi alle feste in arrivo e, in generale, alla vita.
(Antonio Paolini)
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