Un vino-leggenda come è leggendario colui che lo fa, Lino Maga, anni 86, che a Broni nell'Oltrepò Pavese, terra di spumantistica e di Pinot Nero, crede da sempre nelle uve rosse autoctone della zona. Barbacarlo è una collina che appartiene alla famiglia Maga dal XIX secolo, che ha pendenze che si spingono fino al 70 per cento, come dire che anche in Oltrepò si fa "viticoltura eroica" su terreni tufacei e ghiaiosi. Un vino mai uguale a sé stesso anno dopo anno e che pure segue lo stesso protocollo di vinificazione da decenni - prima bottiglia 1958: pigiatura e diraspatura, fermentazione e macerazione in vecchi tini di legno, svinatura e poi sosta negli stessi contenitori per circa otto mesi. Lo si imbottiglia la primavera successiva con luna calante. Questo può dar vita (ma non è detto che accada) a una rifermentazione in bottiglia. Il Barbacarlo potrà dunque essere leggermente mosso o no, ma sono solo interpretazioni dell'annata. Il 2012 ha questo vivacità briosa, come un simpatico prurito che sferza la beva. Nonostante i suoi otto anni alle spalle, la bottiglia colpisce per gioventù nei colori e nei profumi di frutta polposa. In bocca si agita, ma con garbo, ed è un succo che sa di frutta e di pepe, di arancia sanguinella e di sottobosco. La carbonica che punge appena in gola è perfetta per tenere l'etichetta in tavola, perché questo è un vino che chiama cibo schietto.
(Francesca Ciancio)
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