Nell’autentico oceano di Prosecco che bagna da qualche tempo il mondo di made in Italy in bottiglia (con effetti certamente e altamente positivi, ma non senza qualche alea su cui riflettere e rispetto a cui apprestare per il futuro, e per tempo, le indispensabili misure di sicurezza), il lavoro di casa Bellenda somiglia, per restare in metafora, a uno di quei preziosi e affascinanti atolli entro cui abita un popoloso e vario arcipelago di specie (leggi, nel nostro caso: un variegatissimo pacchetto di etichette), ma il cui habitat unico e altamente rispettato assicura vita felice anche (anzi: prima di tutto) alle più rare e e preziose del lotto. Dalla ricerca, condotta con passione verace e impegno puntiglioso, sui cosiddetti “ancestrali” (i rifermentati in bottiglia e non sboccati, per intenderci) a quelle sula reale capacità evolutiva della Glera, o alla esplorazione ambiziosa del mondo del metodo classico. Con prove avviate da lustri, e ben prima del recentissimo e folgorante boom della tipologia e della denominazione. Sei Uno, nato inizialmente per un uso celebrativo e “privato” - è dedicato a un evento familiare datato appunto 1961 – e poi entrato di slancio in listino, ne è uno dei frutti: rifermentato in bottiglia, tipicità aromatica piena (mai abiurata), ma anche una complessità di beva che qualcuno ancora stenta a riconoscere alla tipologia. Provare - godendo - per credere).
(Antonio Paolini)
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