Un vino dalla missione complessa. Oltre a incarnare l’ambizione di sintetizzare in un gusto inconfondibile le stimmate di un’uva tra le più tipiche di Romagna, vuol essere anche un omaggio ai Codronchi, già signori di Imola, antichi custodi delle terre del Monticino Rosso. Realtà oggi a lucida conduzione familiare, avviata con l’arrivo della famiglia Zeoli (1985), e che prosegue in bellezza un percorso partito dai 13 ettari del podere Olmo e sviluppato con scelte, in campo e in cantina, tutte rivolte alla valorizzazione delle uve territoriali: Pignoletto, Sangiovese e Albana, quest’ultima interpretata in una originale versione secca, figlia però di vendemmia tardiva, legata alla comparsa delle prime tracce di muffa nobile. La duttilità di quest’uva e la concentrazione (da botrytis) di acidità e aromi sono le matrici d’un vino che non punta all’immediato, o almeno non solo, ma gareggia sul lungo termine. Quindici anni almeno è, infatti, il suo orizzonte evolutivo medio, con parabole e sensazioni che, alla cieca e non conoscendo il prodotto, più che a Imola porterebbero in Alsazia. Potenza e pienezza del sorso (materico quanto basta) introducono con fresca energia note d’idrocarburi e stimolante sapidità. Centrando in pieno l’obiettivo di marcare nuove possibili frontiere di qualità nella Romagna enoica e di imprimere nella memoria dei palati più attenti lo skill di un vino di razza.
(Antonio Paolini)
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