Borgogna e Bordeaux son troppo care? Per bere GRANDE Francia, iniziate a pensare al Beaujolais. Non quel noveau che ha placato la sete delle brasseries di Parigi e Lione: il buon Beaujolais è vino trasversale, beverino ma non scarno, innervato da vibrante acidità senza essere ossuto, immediato e accattivante nel frutto ma saporito, senza scadere in semplicità piaciona. Nel village di Morgon, meritevole di appellation a parte, i suoli granitici e scistosi che frenano il vigore del (sottovalutato) Gamay a jus blanc si declinano anche in una componente ferrosa che dà luogo a vini più scuri e pieni, attesi a maggiore longevità. Non viene comunque meno un mesoclima continentale (inverni rigidi ed estati calde) ma non estremo, con una piovosità ideale per un ciclo vegetativo regolare. Jean-François Coquard, che si è fatto le sue ossa enologiche in Italia in 15 anni di direzione della Tenuta Mazzolino in Oltrepò (curiosamente, con il Pinot Noir…), è tornato a casa ad occuparsi di un patrimonio di vigneti di età (ca. 40 anni) “ancora giovane” in Francia: alla sua seconda annata già sfoggia un rosso di espressività “finta semplice”, nel quale al naso si rincorrono riconoscimenti di lampone e di fiori rossi. Più ancora conquista la compiutezza del sorso, cesellato nell’equilibrio e nell’estrazione tannica, succoso e fresco, nitido nella corrispondenza aromatica, dolce nel frutto ma saporito nel lungo finale.
(Riccardo Margheri)
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