A Pompei come scavi spuntano pezzi di storia. Nella città distrutta dall'eruzione del 79 d.C si sono stratificate, nel corso dei secoli, tantissime storie. Qui continua quella di un ramo della famiglia fiorentina dei Medici che, nel comune vesuviano di Ottaviano, nel XVI secolo, si occupò di viticoltura. Una parte di quei terreni è tornata a fare vino - ma anche accoglienza e ristorazione - con la nascita della Bosco De' Medici Winery , una delle ultimissime realtà nate alla falde del vulcano. Due famiglie in società, Palomba e Monaco, età media dei proprietari intorno ai trent'anni. Gli scavi di Pompei sono davvero a un tiro di sasso e anche il vigneto sperimentale in azienda - il grosso per la produzione è invece tra Terzigno e Boscoreale - copre un mausoleo di tombe. Il percorso eno-archeologico parte da qui, prosegue con le anfore in terracotta viva per le microvinificazioni e si conclude con un menu ispirato alle ricette di Gavio Apicio (il cuoco dell'imperatore Tiberio). In un'idea complessiva di esperienza a tutto tondo, i vini in assaggio non possono che essere autoctoni. Qui parliamo di un bianco, da uve Caprettone, confusa per tantissimo tempo con la Coda di Volpe. Una matrice neutra che tuttavia fa da spugna rilasciando i forti sentori minerali del territorio di provenienza. È sapido ma sa anche di ginestra, ha una bella vibrazione in bocca e tiene ben tesa la beva.
(Francesca Ciancio)
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