È un'anteprima, questa Signora di Maso Martis che con l'annata 2009 festeggia i 10 anni di vita di un progetto che, al tempo (nel 1999), era davvero all'avanguardia. Non solo per la decisione di dimenticare sui lieviti uno spumante per tanti anni, ma anche per aver puntato sul Pinot Nero e, ancora di più, sul Pinot Meunier: scelta che ha pagato sia in termini di riconoscimento nel panorama del TrentoDoc, sia in termini di soddisfazione “vignaiola” (tanto da decidere di dedicare al Meunier un'etichetta a sé in un prossimo futuro). Per descrivere Maso Martis non servono parole formali: felice azienda a conduzione familiare (Antonio, Roberta con le figlie Alessandra e Maddalena), è sorta nel '90 sulle colline orientali di Trento, sotto il Monte Argentario. 12 ettari biologici tutti concentrati attorno al Maso, che facilita non poco il lavoro, ma che dà anche un senso chiaro di appartenenza e cura. Una vocazione per le bollicine, sperimentata in più versioni: dal rosato al dosaggio zero, dal brut al demi-sec, fino alle riserve, compresa la Madame Martis. Che con questo 2009 non fa che confermare lo stile elegante e allo stesso tempo ricco, della casa. E però c'è di più: nonostante il residuo zuccherino più alto, è incredibilmente floreale e fine. L'affinamento in legno dello Chardonnay è meno incisivo della 2008, complice forse l'aumento del Meunier. Un sorso davvero lenemente armonioso, che chiede di finire la bottiglia.
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