Il loro motto è "vini di persistenza". Gilda e Salvatore hanno ricominciato a occuparsi di vino - ma in realtà non hanno mai smesso - dopo il brusco stop dell'azienda Grotta del Sole, realtà familiare che ha chiuso i battenti qualche tempo fa. L'amore per il vino, per i territori dove questi nascono, per tutta l'esperienza fatta negli anni passati tuttavia hanno resistito alle delusioni e ai dubbi. Le aree sono le stesse: Campi Flegrei, Penisola Sorrentina, Agro-Aversano, posti "minori" per vini "minori", ma solo apparentemente. Insomma, persistere per essere anche originali e dare valore a racconti periferici che oggi, però, hanno un'importante sponda, quella degli autoctoni e dei vini facilmente bevibili e comprensibili, come le falanghina da terreni vulcanici, il Gragnano e il Lettere dalle spume briose e saporite, i vigneti sulle alberate del Casertano. Scegliamo quest'ultimo vino, il Trentapioli, così chiamato per ricordare la scala utilizzata per salire sull'alberata alta quindici metri e per raccogliere l'uva, una viticoltura unica al mondo. Parliamo di un metodo Martinotti brut - ma prove sono in corso con lo champenoise - maturato sui propri lieviti in autoclave per circa cinquanta giorni. Il naso ha note delicate di glicine e lavanda, mentre in bocca sale in intensità e corpo. Colpisce soprattutto per persistenza e perlage fine, con un finale da pompelmo rosa che pulisce e rinfranca.
(Francesca Ciancio)
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