Bartolo Sammarco indica le sue vigne come se mostrasse la più rara delle collezioni di pietre preziose. In effetti a guardare le pergole amalfitane - quattro filari di vite per volta - arrampicate sulle rocce e sul poco terreno dei terrazzamenti viene da pensare quanto sia difficile e faticoso tutelare questo patrimonio agricolo antico in una delle zone più paradisiache e fragili al mondo - la costiera amalfitana - con vigne a Ravello, Tramonti e Furore. Gli appezzamenti sono piccolissimi, a volte fazzoletti di terra grandi, come orti che i vecchi proprietari cedono malvolentieri o dopo estenuanti trattative. Le uve hanno nomi dai suoni meridionali come Sciascinoso, Tintore, Pepella, oltre ai più famosi Biancolella, Piedirosso e Falanghina, molto spesso a piede franco grazie alla presenza di tanta sabbia che scongiurò l'attacco della fillossera. Camminando tra gli stretti filari Bartolo ci spiega anche che è comune trovare lapilli tra le vigne, che arrivarono qui con l'ultima eruzione del Vesuvio nel 1944. La vista è spettacolare: da un lato il mare, dall'altro le vette dei Monti Lattari. Belle escursioni termiche e profumi mediterranei. Il Selva delle Monache è così, fresco e sapido, ma anche gentile nei suoi piccoli fiori gialli, dalla ginestra alle margherite di campo. Anche goloso con questa sua frutta dai toni esotici, ma mai ruffiana. Erbe secche e finale appena ammandorlato.
(Francesca Ciancio)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024