Ultimo nato nella tenuta del castello di Montepò, questo rosé vuole essere schietto e diretto esattamente come si presenta: bottiglia trasparente, lettera J - che sta per Jacopo - etichetta bianca. Niente fronzoli fuori e dentro la bottiglia. Una scelta per nulla scontata se l'azienda che lo ha pensato porta il cognome Biondi Santi e ha sede in un castello-fortezza, ma qui non siamo nella Montalcino del blasonato Brunello: siamo nella più selvaggia Maremma dove Jacopo Biondi Santi ha dato uno stile internazionale e moderno ai suoi vini. L'azienda è grande, conta oltre 200 ettari vitati dove hanno spazio i vitigni autoctoni - Sangiovese in primis - e in egual parte gli internazionali. A fare la differenza sono le tantissime esposizioni diverse e le differenti altimetrie che arrivano fino a cinquecento metri di altezza. La magia del posto poi fa il resto: il Castello di Montepò infatti è uno dei rari esempi di villa fortificata del tardo Quattrocento. Il J vuole raccontare questa grande tradizione - utilizzando Sangiovese da un clone ilcinese, nonché il Vermentino come si facevano i rosati una volta - e al contempo guardare a un pubblico più giovane con questo vino che sa di fiori bianchi e ha un carattere piacevolmente esotico su un fondo di fragole che riporta all'uva rossa. Anche il colore non insegue le mode dei pallidi rosati, ma rispetta il Sangiovese con un tono tenue ma non esangue.
(Francesca Ciancio)
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