Versando il Balòs di Crocizia, si nota subito il colore: rosso corallo, torbido. Talmente vivo che pare muoversi. Esordisce acuto al naso, ma via via che si accomoda nel bicchiere si dispiega, offrendo la dolcezza della fragola e del melograno, la freschezza della scorza di limone e dell'uva spina, la ruvidezza dei rovi di mora. Una timidissima punta di smalto dona matericità. Ghiacciato, come queste giornate calde consigliano, scende in gola come acqua, ugualmente dissetante, ma fruttato e lievemente (l'età ha fatto il suo) frizzante. A temperatura ambiente acquista struttura: si aggiunge la ciliegia al naso, mentre il sorso si amplifica lateralmente; un'anima citrina ben bilanciata con una simpatica astringenza tannica. Resta beverino. E sembra fatto apposta per finire un'intera tavoletta di cioccolato di Modica. Un vino succoso e semplice meritava tanto spazio. Come lo merita l'azienda. Siamo in provincia di Parma, da una famiglia – Aurelio, Marco e Sara - che, restaurando un podere negli anni '90, è pian piano cresciuta nell'idea di fare vino per vivere. Gli ettari son pochissimi (cinque) e la tradizione emiliana di fare vino rifermentato (assecondando il clima di quelle parti) è rimasto tenacemente appesa nelle loro intenzioni. Malvasia di Candia e Sauvignon, Barbera, Croatina e Pinot Nero, le uve piantate, consapevolmente curate e vinificate col minor intervento possibile. Naturale? Sì, naturale.
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