Una vicenda secolare, quella della famiglia Iommazzo, che si è passata di volta in volta il testimone senza però operare mai una soluzione di continuità, relativamente alla propria tradizione viticola e all’attaccamento al territorio. Come dimostrato anche dal mantenimento della vecchia ubicazione aziendale: ovviamente con tutti gli annessi e connessi dei necessari aggiornamenti ai tempi (sia a livello architettonico, sia nella gestione delle pratiche enologiche), da quasi trent’anni emblematicamente manifestati già a partire dalle scelte viticole, che dagli anni Novanta hanno significato un radicale cambiamento d’impostazione teso all’innalzamento sensibile della qualità. Ciò è valso per i possedimenti in provincia di Benevento, relativamente alla Falanghina, così come per Fiano e Greco nell’Avellinese. Oggi è Roberto Iommazzo, anche enologo, il rappresentante della dinastia intento alla salvaguardia del potenziale familiare: il suo Greco di Tufo 2018 arriva da vigne che muovono da otto a trent’anni d’età, collocati proprio fra Torrione e Tufo, cuore della denominazione, ad un’altitudine di circa quattrocentocinquanta metri. La raccolta manuale è elemento portante della produzione, nel pieno rispetto del vitigno storicamente più antico del comprensorio, per un risultato che tocca sfumature floreali e di pesca, mela e nocciola: con palato solido, pieno, succoso e persistente.
(Fabio Turchetti)
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