Azienda rilanciata da un cambio di rotta notevole, sia dal punto di vista qualitativo che stilistico, scattato da quando al timone c’è il giovane enologo Enrico Dellapiana, votato a tradurre sempre più puntualmente in bottiglia le stimmate territoriali della “sua” collina, la MeGa Rizzi di Treiso, cuore del Barbaresco. Qui la sua famiglia gestisce ben 44 ettari, e ne deriva un ventaglio di tipologie diverse, ma accomunate da un timbro comune di tensione e precisione, senza rinunce preconcette - e non solo sui Nebbiolo - ai caratteri più “muscolosi” dell’uva. Prove eloquenti dell’impostazione, l’ultimo “100 mesi” Alta Langa pas dosé, che gioca giusto su questi toni, o la longeva Riserva Boito, proiettata sul lungo periodo. Ma a sedurre il palato con gli esiti della felice raccolta 2016 pensa questo raggiante Pajorè. Trama definita, bella e pura materia, festa dell’equilibrio. L’eleganza del frutto e la sua energia s’impongono al volo all’assaggio, ma a far la differenza è la marcata e già eloquente capacità espressiva del vino. E non è solo effetto – pur presente - d’annata. Conta, e molto, il carattere della vigna, tre ettari speciali al confine col comune di Barbaresco, 250-300 metri di quota, terreni marnosi molto poveri, ma faccia al sud. Una dialettica terra-luce-sole dall’esito che, per dirla col produttore/autore “esprime la sobria potenza di uno dei più grandi cru di Treiso”.
(Antonio Paolini)
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