La Toscana del vino è uno dei brand enoici più forti dell’enologia made in Italy nel mondo, con i suoi tanti territori ricchi di storia, e la qualità dei suoi vini, universalmente riconosciuta. Eppure, sembra che in un mercato mondiale sempre più articolato e difficile, nessuno possa godere di “rendite di produzione”. Nemmeno il “Granducato” enoico, il cui export, nel 2018, ha sfiorato i 980 milioni di euro (fonte Istat) che, dai dati in possesso di WineNews, vede le vendite delle sue denominazioni perdere il -3,7% tra gennaio e luglio 2019 sullo stesso periodo del 2018 (tenendo conto di un parametro indicativo come il numero di fascette richieste dai produttori, ndr). Un trend generalizzato, seppur con delle differenze. L’ unica grande Denominazione rossista a vedere crescere le vendite nel 2019, di fatto, è la più “internazionale” di tutte, ovvero Bolgheri, che forte del successo planetario dell’uvaggio bordolese, mette a segno il +16%. Tiene, sostanzialmente, il Chianti Classico, e si difende anche il Chianti (-3%), così come reggono botta la Maremma Toscana (-5%), il Morellino di Scansano (-6%) ed il Nobile di Montepulciano (-7%, mentre il Rosso di Montepulciano perde solo il -1%).
In flessione anche il Brunello di Montalcino che fa segnare il -27%, ed il Rosso di Montalcino il -15% - un andamento in parte imputabile all’entrata in commercio della sfortunata vendemmia 2014, non eccelsa dal punto di vista qualitativo (con molti produttori che non hanno fatto né Riserva né “Vigna”), e non abbondante dal punto di vista quantitativo, ma non solo - e segno meno anche per Val d’Arno di Sopra (-15%), Montecucco (-37%) e Orcia (-54%).
Piccola nota positiva, infine, dalla denominazione bianchista più importante della Regione, quella della Vernaccia di San Gimignano, che segna il +1%.
Numeri relativi ad un parte importante dell’anno, che non devono essere fonte di allarme, ma, sicuramente, di qualche riflessione per il futuro.
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