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TERRITORI E STRATEGIE

Tra identità e mercato: Conegliano Valdobbiadene riflette sul futuro, e sul termine “Prosecco”

Innocente Nardi a WineNews: “è la nostra storia, non ci sono le condizioni per abbandonarlo, ma i consumatori non capiscono differenza tra Doc e Docg”
CONEGLIANO VALDOBBIADENE, DOCG, INNOCENTE NARDI, PROSECCO SUPERIORE, Italia
La vendemmia eroica nei vigneti di collina di Conegliano e Valdobbiadene

“Non vogliamo abbandonare il termine Prosecco: si tratta di comunicare una differenza all’interno del sistema prosecco, si tratta di capire come fare”. Così Innocente Nardi, presidente del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, commenta a WineNews la proposta lanciata qualche giorno fa al mondo produttivo, che ha destato più di un’interesse e che pone l’accento, ancora una volta, sulla necessità di far capire le differenze di un sistema produttivo, quello prosecchista, che mette in commercio ogni anno più di 550 milioni di bottiglie tra Doc (470 milioni di bottiglie e Docg (90), e che però, soprattutto all’estero, non si riesce a comunicare con la differenza tra denominazioni, e che il termine Prosecco, da solo, rischia di fatto di appiattire, come rovescio della medaglia di un successo planetario.
“La parola Prosecco è storicamente rappresentativa della colline di Conegliano e Valdobbiadene, il Prosecco ed il suo successo sono nati su queste colline - sottolinea Nardi - ed il consumatore che conosce il “sistema Prosecco” percepisce nelle colline con il Conegliano e Valdobbiadene - da poco Patrimonio Unesco - l’eccellenza. A fronte di un percorso consolidato della diffusione del termine Prosecco, però, nel 2009 abbiamo avuto una scelta di carattere politico, condivisa, che serviva a tutelarne il nome. Questa scelta a portato a dare il nome Prosecco ad un’area dove negli ultimi anni 90 si era diffusa la coltivazione, pianeggiante, tra Veneto e Friuli, in 9 province (la Doc Prosecco, ndr) che ha portato ad una crescita delle produzioni del Prosecco nel suo complesso, tant’è che oggi su 100 bottiglie di Prosecco consumate, solo 16 provengono dalle colline di Conegliano e Valdobbiadene, 2 da Asolo, e 82 dalla pianura, dalla Doc. Un un quadro di questo genere, il termine Prosecco, tout court, non rappresenta due prodotti diversi, uno Docg uno Doc, due territori diversi, uno di collina, di viticoltura eroica, dove servono 6-700 ore di lavoro per ettaro, e uno di pianura, dove ne bastano 150-170, espressioni organolettiche diverse, storie diverse, visto che la Doc è nata 10 anni fa, e noi a Conegliano Valdobbiadene proprio quest’anno festeggiamo 50 anni di denominazione”.
Differenze che dovrebbero riverberarsi sul mercato e sui valori. “Oggi in Gdo, per esempio, ci sono bottiglie di Conegliano Valdobbiadene che vanno tra gli 8 e i 10 euro, siamo posizionati, mediamente, 1,5-2 euro in più rispetto alla Doc, ma i costi di produzione sono molto differenti, e noi dobbiamo puntare sempre più sulla grande qualità e sulla comunicazione di una viticoltura eroica”.
Differenze che, però, di fatto, la gran parte dei consumatori non conosce. “Abbiamo fatto delle ricerche di mercato - spiega Nardi - e se il 94% dei consumatori sa cosa è il Prosecco, più della metà non conosce le differenze tra la Docg e la Doc. Se questo è lo scenario, credo che come Consorzio ci sia il dovere di porsi il problema, e di capire che il mondo del Prosecco è cambiato, e che si deve trovare il modo di dare al consumatore le giuste informazioni perchè non faccia confusione”.
Il che, spiega Nardi, non vuol dire rinunciare alla parola Prosecco nel nome della denominazione o in etichetta. O almeno, non a breve termine.
“Penso che sia un percorso lungo, che richiederà, in ogni caso, non meno di 10 anni. Ma è una questione che dobbiamo porci, senza pregiudizi e preclusioni. È indubbio che la nostra identità è fatta dalle parole Conegliano e Valdobbiadene, e dalle parole Prosecco e Superiore. In questo momento, il 92% della nostra produzione, riporta in etichetta Conegliano Valdobbiadene, seguito dai termine Prosecco Superiore: è dato oggettivo, che ci deve far riflettere. Non ci sono le per togliere la parola Prosecco. Se avessimo un mercato soltanto locale si potrebbe fare questa scelta, ma siccome la nostra proiezione è mondiale, non possiamo, perchè non possiamo perdere ne quote di mercato ne il legame con il consumatore. Ma è comunque il caso di iniziare un percorso, che porti a identificare differenze, che Doc e Docg non riescono ad identificare. Certo è che non si fa dall’oggi al domani: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg è fatto da 3.300 viticoltori e 180 imbottigliatori, deve essere un percorso solido e condiviso”.

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