Gente tosta, da quelle parti, è inutile sottolinearlo. Una cooperativa che, pur quando messa in ginocchio da annate decisamente balorde (come lo è stata lassù la 2017), continua a difendere e a salvaguardare ostinatamente il Prié Blanc, fenomeno davvero unico di vitigno autoctono, oltreché tutta la viticoltura dell’alta Valle. Anche e soprattutto oggi che, nonostante il meritorio lavoro svolto, i più giovani purtroppo non stanno seguendo l’esempio, rivolgendo le loro aspirazioni verso altri obiettivi: così, a seguire i diciotto ettari di vigneti, sono sempre i soliti alfieri che hanno fortemente contribuito con tanta fatica al consolidamento dei livelli qualitativi della produzione regionale. Al punto tale che circa tre ettari, di quei diciotto, sono direttamente seguiti dalle figure apicali della cooperativa, diretta da Mauro Jacod: proprio quelli specificamente ubicati fra Morgex e La Salle, dove il succitato Prié Blanc (ancora su piede franco) dà sempre il meglio. Tanto che una buona parte della gamma vede la stessa uva anche in versione spumantizzata, con risultati rilevanti. Rimanendo sui vini fermi, però, ecco uno dei classici per antonomasia fra quelli giustamente definiti estremi, di certo fra i più elevati del mondo (almeno in senso altimetrico): dai toni erbacei e con rimandi ai fiori bianchi e agli agrumi, muove al palato fresco e delicato ma di bella personalità.
(Fabio Turchetti)
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