Siamo in una zona tra le meno esplorate del Piemonte, non lontano da Torino, ma con il Nebbiolo, ancora una volta, protagonista. In questo caso però, a quota non comune: quasi 600 metri, 549 per la precisione. Numero intelligentemente scelto per caratterizzare logo (e territorio) di un’associazione che raggruppa i produttori dell’Alto Nebbiolo del Monferrato, guidata da Andrea Perillo, già deus ex machina nell’agriturismo Ca’ Mariuccia (100% bio) e che continua a sfornare idee, progetti di ristoro, eventi e, ovviamente, vini. Una carica d’energia che in meno di due anni ha saputo conquistare e coinvolgere tutta l’area e mettere insieme una decina e passa di produttori per raccontare il volto del Nebbiolo allevato su suoli caratterizzati da marne mioceniche impreziosite da qualche affioramento tufaceo e sabbioso. I comuni sono quelli di Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Pino d’Asti, Passerano Marmorito. E (Langhe come inevitabile termine di paragone) al momento di decidere quanto e come affinare in legno i vini, la scelta cade sui 18 mesi di affinamento in rovere. Il risultato? Un sorso aristocratico, dal manto tannico fitto ed elegante austerità a marcare il succo insieme ad aromi balsamici e fruttati intensi e carnosi. Alla francese, un vin de garde che per struttura ed eleganza si inserisce con identità forte ed originale nell’offerta complessiva di Nebbiolo targati Piemonte.
(Antonio Paolini)
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