Zenato non è soltanto simbolo dell’Amarone nella sua declinazione più importante. L’azienda possiede infatti nella sponda meridionale del lago di Garda, a San Benedetto di Lugana - nel cuore della denominazione bianchista - la sua tenuta più importante (oltre ai vigneti di proprietà, ai piccoli produttori che forniscono le uve e alla cantina posti nell’areale della Valpolicella), offrendo un patrimonio complessivo di 95 ettari vitati e una produzione di 2 milioni di bottiglie all’anno. Un chiaro segnale, dello stretto legame che la famiglia ha sempre mantenuto con questa zona, ben prima dell’attuale successo di questo bianco, piacevole e non privo di complessità e carattere. Era il 1960 quando Sergio Zenato decise di scommettere sul Trebbiano di Lugana, puntandoci con convinzione, quando ancora nessuno ci credeva. Nel Lugana, dunque, Zenato ha il suo cuore antico e precedente al successo ottenuto con l’Amarone, nonché le sue radici affettive più significative. Tra i comuni di Peschiera e Desenzano, sorge la tenuta S. Cristina, con 40 ettari coltivati a Trebbiano di Lugana, ed è qui che nasce il vino oggetto del nostro assaggio. Ottenuto dalle uve del vigneto di Podere Massoni, il Lugana S. Cristina 2018 ha naso in cui la frutta la fa da padrona, con note di pompelmo, mandarino e melone, accompagnate da tocchi di menta e fiori bianchi. In bocca è sapido, dal sorso fragrante ed espressivo.
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