Almeno per una volta, anche se non sarà facile, bisognerà collocare le meraviglie di questa fascia costiera in secondo piano, rispetto all’argomento principale: datosi che i terrazzamenti relativi alla cantina presa in esame muovono tra Finale e Spotorno, dinanzi a un mare e a una natura capaci davvero di far battere il cuore anche al più irriducibile degli anaffettivi. Viticoltura difficile, certo, come un po’ tutta quella ligure: eroica, addirittura, a detta di qualcuno munito di relativa cognizione di causa. In effetti solo tanta passione potrebbe ostinatamente condurre alla produzione di vini che nel bene (in massima parte) e nel male (inteso come fatica e sacrifici) costituiscono impegno costante, attenzione maniacale e necessità di superare molteplici difficoltà logistiche e ambientali, come di rado altrove. Mario Sancio aveva iniziato nel 1995: sarà poi il figlio Riccardo a concepire la conduzione aziendale, dal 2000 in avanti, con spirito di lungimiranza e di ampliamento, oggi coadiuvato per la parte amministrativa anche dalla moglie Giorgia. Rossese, Pigato, Vermentino, Granaccia e la rara Lumassina sono le uve protagoniste, a simboleggiare l’autoctonicità locale: e infatti il Rossese 2018 si manifesta tipico sia al naso, con i classici richiami alla rosa canina e ai frutti di bosco, sia al palato, rivelandosi morbido e con finale leggermente amarognolo, come di prassi.
(Fabio Turchetti)
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