La “scusa” era quella della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, la location quella, eccezionale, delle colline di Langhe Roero e Monferrato, Patrimonio immateriale Unesco, il risultato sarà tangibile solo a gennaio, ma la performance è stata a dir poco d’eccezione: si chiama “La Penultima Cena- The Langhe Supper”, è la messa in scena dell’Ultima Cena, in 12 pasti da due ore, ogni volta con 13 protagonisti diversi, per 24 ore di girato che daranno vita ad una vera e propria opera d’arte. Che riguarda ogni particolare, a partire dal tavolo, realizzato dal quotatissimo artista italo-svedese Duilio Forte, mentre il girato diventerà una finestra errante sul mondo, in questo caso sulle Langhe, come parte del progetto “Anotherview”, di Marco Tabasso, Tatiana Uzlova e Robert Andriessen, a metà tra performance artistica, fotografia, viaggio e digitale. Si tratta di “finestre” vere e proprie, capaci di catturare un momento, o un’intera giornata, e riprodurla, portandone il ricordo in giro per il mondo, dalle mostre di arte contemporanea alle case di collezionisti d’arte e mecenati. Protagonista del “racconto”, come detto, il Tartufo Bianco di Alba, declinato a tavola, in una “Penultima Cena” durata un giorno intero, da ospiti del mondo dell’arte, della cultura e dell’enogastronomia, che si sono susseguiti insieme ai personaggi tipici della tradizione piemontese, come i cercatori di tartufo, i membri della confraternita della Nocciola delle Langhe, i presidenti dei borghi medioevali, i bambini delle scuole materne dei comuni delle Langhe, ma anche chef stellati come Davide Oldani, Maurilio Garola e gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani de Il Luogo di Aimo e Nadia (2 stelle Michelin).
Focus - Il Progetto Anotherview
In contrasto con la nostra realtà in rapido movimento e frammentata, Anotherview invita lo spettatore a fare un profondo respiro e godersi il lento scorrere del tempo con le sue migliaia di piccole storie di vita che accadono durante le 24 ore di un giorno qualunque o unico e per scoprire un senso diverso della percezione del tempo e dello spazio dalla prospettiva della propria casa. Avere una di queste finestre su una parete dà una breve sensazione di trovarsi (o perdersi) in un altro posto nel mondo.
Allo stesso tempo la visione contemporanea di un giorno passato che sembra ancora attuale produce una sorta di “nostalgia del presente”, una forma di reazione romantica alla digitalizzazione della nostra vita sociale attraverso gli stessi strumenti elettronici. Ogni finestra infatti può essere controllata attraverso una esclusiva applicazione smartphone che permette di controllare l’orario, trasformando la vista in un sorta di orologio naturale. Fino ad ora il team di Anotherview ha registrato panorami a New York, nel parco nazionale di Okaukuejo/Etosha in Namibia, a Shanghai, in Camargue, a Venezia,a Portofino, sulle Alpi a Città del Capo, in India e a Gerusalemme. Le finestre di Anotherview sono state esposte già in importanti fiere internazionali come Jingart a Pechino, Art Basel / DesignMiami a Basilea e a Miami, Salone del Mobile a Milano e PAD a Londra.
Ogni finestra di Anotherview può essere controllata con una esclusiva app progettata da Anotherview Collective ed associata ad un codice segreto esclusivo per ogni cliente. L’applicazione consente di cambiare l’orario nel corso delle 24 ore del giorno registrato oppure scegliere di avere lo stesso orario di dove ci troviamo. La volontà da un lato di “preservare” e “archiviare” questi luoghi per le generazioni future ma anche di renderci consapevoli della perdita a cui potremmo andare incontro a causa dei cambiamenti climatici e alla noncuranza nei confronti di noi stessi e dell’ambiente che ci circonda ci ha spinto ad iniziare questo progetto, “Once we were there”, una collezione di viste registrate da abitazioni esistenti che si affacciano su questi panorami che non vedranno il nuovo secolo.
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