È facile associare “viticultura eroica” ai vini di Pantelleria, espressione che può sembrare esagerata a fronte di articoli e servizi televisivi che raccontano l’isola usando immagini di ragazze tettute più o meno vestite, più meno che più in verità, che escono sculettanti dal Lago di Venere, attori, stilisti e vippaglia varia spalmata sopra i candidi divani di dammusi arredati come regge o di un elefante di roccia nera che si tuffa in un mare così smeraldino da non sembrare vero. E invece è verissimo, a Pantelleria l’uomo si è sempre dovuto misurare con la furia degli elementi per sopravvivere: le eruzioni, il caldo, la siccità, ma soprattutto il vento che soffia fortissimo per settimane, portando via con se fiori e gemme se maestrale o bruciandole se scirocco, tanto che per coltivare la vite si dovuto inventare l’alberello basso nella conca. Ma come se non bastasse la natura negli ultimi decenni è arrivata anche la crisi, gli ettari vitati sono passati da 4.000 a 430 e tante cantine hanno chiuso. Per fortuna il peggio sembra essere passato e c’è aria di ripresa, molti come Emanuela Bonomo, hanno diversificato la produzione ed oltre al vino producono anche olio, capperi e conserve. Emanuela oltre ad un ottimo passito, produce il piacevolissimo zibibbo secco Donna Elisa ’18 dai profumi di albicocca, pesca, lavanda e sale marino, dal sorso sapido, fresco e ben centrato tra frutto dolce e acidità.
(Massimo Lanza)
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