L'Etna è anche bianco. Non solo nella parte sud, sud-est, ma anche sul versante nord. Lo dimostra la famiglia Calabretta, che si occupa di vino da ormai 4 generazioni (fra le aziende storiche di questa parte di Sicilia), con il suo Carricante (al 95%), proveniente da vigne sia giovani che vecchie, piantate fra Tazzone, Calderara Sottana e Solicchita. Custodi delle vicende vitivinicole vissute da “a Muntagna” e della poi recente rivoluzione, Massimo e suo figlio Massimiliano conducono la loro azienda limitando gli interventi in vigna a sovescio, aratura ed eventuale pacciamatura, uso di poco rame e zolfo e tanto lavoro manuale. E danno molta importanza alla biodiversità dei loro terreni, sia animale che vegetale. La cantina è a più livelli, in parte sotterrata per evitare l'uso di sistemi di raffreddamento. Tutto il resto è accompagnamento e attesa: lieviti indigeni, fermentazione in acciaio, affinamento in legno usato di svariate dimensioni per tenere separate le diverse partite dalle vigne. Ma il vino come viene? Abituati ai loro rossi ampi e caldi, questo bianco dimostra grande verticalità. Il naso è appuntito, delicato e bianco: di fiori di campo e camomilla, di pera e mela succose, leggermente aspre. La bocca viene invasa da un'onda citrina che ritorna in punta di lingua liberando sapidità. Un movimento continuo accompagnato da una lieve anima ammandorlata e vegetale. Una lama. Difficile da scordare.
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