Si chiama Corylus Avellana ed è il nome scientifico del nocciolo. In trentino si dice “nosela” e ci è voluto poco per chiamare Nosiola l'uva bianca autoctona delle valli trentine (da cui si ricava anche il delizioso Vino Santo) che ne richiama i sentori. Ancor meno ci è voluto alla famiglia Simoni a chiudere il cerchio, quando ha deciso di rilanciare questo vitigno mortificato dal suo stesso territorio d'origine. Tutta colpa di un vecchio vigneto di oltre 50 anni a Meano sulle colline di Trento (alle pendici del vocato monte Argentario), curato da alcuni conferitori storici di Cantine Monfort. L'annata 2016 ha convinto l'azienda a vinificare in purezza quell'uva particolarmente bella, dandole il tempo di affinare in barrique usate per un anno e uscire in commercio a due anni dalla vendemmia. Ne esce una bottiglia intrigante, viva nel colore giallo oro e appuntita nei profumi: fiori di campo, note di agrumi e quella distinta dolcezza di nocciola. In bocca è decisamente sapida, ma poi delicata e morbida in chiusura di sorso. Si sviluppa in maniera più decisa il 2017, mentre nuovi esperimenti (legati all'appassimento) attendono le annate successive. Monfort è una cantina “urbana”, orgogliosamente legata a Lavis, dove ha sede nel centro storico: capeggiata da Lorenzo (gentiluomo silenzioso dagli ampi sorrisi) ha trovato un motore inesauribile nell'entusiasmo trascinante dei figli Federico, Chiara e Cristina.
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