Un patrimonio in vigneti di 60 ettari, per una produzione di 350.000 bottiglie, continuità, forte radicamento al territorio, una storia che parte da lontano, precisamente dal 1874, ma allo stesso tempo anche capacità di cambiare passo quando i tempi lo richiedono. Questo il sintetico profilo di Speri che oggi marcia a passo spedito, incarnando una delle realtà più significative della Valpolicella, attraverso una gamma di cinque etichette (quelle classiche della valle), senza “perdersi” con vini di fantasia o sperimentalismi velleitari. In degustazione, questa settimana, l’Amarone Classico Sant’Urbano. Un vino che abbiamo già apprezzato in altre annate, ma che con la 2015, acquista un particolare valore simbolico. È il primo Amarone ottenuto da uve certificate a biologico. La famiglia Speri ha sempre lavorato per conservare la fertilità del suolo, coltivando solo cloni locali e preservando anche varietà storiche a rischio, in nome della tradizione e dell’integrità ambientale del territorio. Mancava però un’ufficialità piena a questo lavoro, la “ciliegina sulla torta”. Dopo anni di agricoltura sostenibile, a partire proprio dalla vendemmia 2015, arriva la certificazione a biologico dei vigneti, a chiudere il cerchio. Ed ecco l’Amarone Sant’Urbano 2015 dai profumi riccamente fruttati e rifiniti da cenni di pepe, ad anticipare un sorso pieno e articolato, non privo di tensione acida e fragranza.
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