Antinori, dinastia storica del vino toscano ed italiano, da Giovanni di Piero Antinori, che nel 1385 entra a far parte della corporazione dell’Arte dei Vinattieri, alla 26esima generazione, quella del Marchese Piero Antinori e delle figlie Albiera, Allegra ed Alessia, alla guida oggi della Marchesi Antinori, è il primo brand del made in Italy e n. 6 assoluto, da re-entry, dei “The World Most Admired Wine Brands 2020”, firmata dal magazine Uk Drinks International, in collaborazione con Wine Intelligence.
Dietro c’è poi il mito Sassicaia, vino italiano tra i più amati, conosciuti e premiati nel mondo, firmato dalla Tenuta San Guido guidata dalla famiglia Incisa della Rocchetta, alla posizione n. 15, seguita dall’altra famiglia storica del vino toscano, Frescobaldi, 700 anni di storia alle spalle, con vigneti nei territori più importanti della Toscana del vino, alla posizione n. 22. Quindi Tignanello, etichetta icona proprio della famiglia Antinori, e primo vino del comprensorio del Chianti Classico ad abbandonare l’utilizzo di uve a bacca bianca e il primo ad essere affinato in barrique, e primo taglio “bordolese” toscano fatto di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, e Cabernet Franc, alla posizione n. 34. Alla posizione n. 39 un’altra new entry, Planeta una delle aziende che più ha contribuito al rinascimento dell’enologia di Sicilia, guidata da Alessio Planeta, davanti a Zonin, la realtà enoica privata più grande del Belpaese, alla posizione n. 41, e ad Ornellaia, una delle griffe di Bolgheri amata dai collezionisti di tutto il mondo, alla n. 42.
Ecco tutta l’Italia nei “The World Most Admired Wine Brands 2020”, svelati, diversamente dai programmi, lontano dalla ProWein, che, negli ultimi anni, ha ospitato la presentazione della graduatoria, resa particolarmente prestigiosa dai voti di professionisti del settore di tutto il mondo (wine merchant, ristoratori, sommelier, bar tender, critici e così via), chiamati ad esprimere i loro giudizi in base a parametri come la “consistenza qualitativa” del vino, anche in base al posizionamento di prezzo, alla capacità del vino di esprimere il territorio d’origine ed i vitigni da cui nasce, il livello di professionalità nel marketing e nella distribuzione, ed il packaging, anche in realzione al target di riferimento. Spazio alle aziende di tutto il mondo, dagli Usa alla Francia, dalla Nuova Zelanda all’Argentina, dal Portogallo all’Australia, con l’argentina Catena al primo posto da new-entry, seguita sul podio dall’australiana Penfold’s e dalla spagnola Torres, entrambe in discesa di una posizione rispetto ad un anno fa.
Focus - Antinori, una storia lunga 600 anni
Scorrendo la lunga storia dei marchesi Antinori si è colti da un attimo di smarrimento: il pensiero di tutti i secoli, gli antenati, gli stemmi e i blasoni può far girare la testa ad un comune mortale. Quella degli Antinori è una saga familiare con un alone di leggenda, che da 26 generazioni tramanda di padre in figlio l’amore e la cultura del vino. Tutto ha inizio nel 1180 quando un lontano antenato, Rinuccio, comincia a produrre vino al Castello di Cambiate, vicino a Calenzano: ma il vero capostipite è Giovanni di Piero Antinori, che nel 1385 entra a far parte della corporazione dell’Arte dei Vinattieri come apprendista. Ottiene un grande successo, e la produzione di vino diventa una parte importante negli affari di famiglia, insieme al commercio della seta e alle attività bancarie. Le vicende degli Antinori si legano fin da allora a quelle dei Medici, la stirpe dominante a Firenze. Nel 1543 Alessandro Antinori, all’epoca uno degli uomini più ricchi della città toscana, scrive a Cosimo dei Medici dichiarando che l’imperatore Carlo V d’Asburgo ha confiscato una nave di sua proprietà carica di vini Malvasia: la lettera è ancora nell’Archivio di Stato fiorentino. Un secolo dopo Francesco Redi, illustre poeta alla corte del granduca Cosimo III dei Medici, scrive il famoso “Bacco in Toscana” elogiando i vini Antinori: “La d’Antinoro… d’un Canajuol maturo, spreme un mosto sì puro che ne’ vetri zampilla, salta, spumeggia e brilla!”. Dal 1700 gli Antinori cominciano a spedire i loro vini fuori dai confini nazionali, incontrando favori e riconoscimenti specialmente nel Regno Unito. Nel 1861, dopo l’Unificazione d’Italia sotto i Savoia, alle nobili famiglie che hanno dato il loro contributo vengono conferiti i titoli di marchese. Antinori è tra queste, e adotta come motto “Te Duce Proficuo”, ovvero “la ricerca dell’eccellenza”, aggiungendolo al proprio stemma originale disegnato dai Della Robbia. Alla fine dell’Ottocento viene fondata l’attuale Marchesi Antinori, chiamata in origine Marchesi L&P Antinori. Vengono modernizzate le quattro tenute in Toscana, mentre crescono le esportazioni verso New York, Londra e Buenos Aires. Dal 1905 gli Antinori iniziano a produrre a San Casciano uno spumante metodo classico: prima con la consulenza di Lucien Charlemagne, celebre creatore di Champagne, poi di Georges Grandvalet, enologo del famoso marchio francese Mumm. Giacomo Puccini scrive: “Caro Piero, mi dicono che avete prodotto lo Champagne di un grande aristocratico”. L’amicizia tra Piero Antinori e il musicista è di vecchia data, tanto che è il marchese a suggerire a Puccini il libretto per l’opera “La fanciulla del West”. Per i primi quarant’anni del secolo Antinori è il fornitore ufficiale della Casa Reale d’Italia. Dal Marchese Niccolò Antinori e da Carlotta della Gherardesca nascono tre figli: Ilaria (1936), Piero (1938) e Ludovico (1942). La famiglia acquista nel 1940 il medioevale Castello della Sala a Ficulle, nei pressi di Orvieto, per iniziare una produzione di vini bianchi. La tenuta, di 550 ettari, comprende 25 fattorie con vigneti, uliveti e boschi. Nel 1961 Niccolò assume come enologo Giacomo Tachis. Inizia un periodo di grande trasformazione della viticoltura, e si introducono numerosi cambiamenti: vinificazione a temperatura controllata, misure diverse di botti, nuovi uvaggi. Nascono le figlie di Piero: Albiera (1966), Allegra (1971) e Alessia (1975). Niccolò si ritira e il figlio Piero diventa presidente. Con lui iniziano le sperimentazioni che apriranno la strada ad un nuovo modo di fare il vino in Italia: vendemmie anticipate delle uve bianche, serbatoi di acciaio, imbottigliamento sterile a freddo, utilizzo delle barrique. In questi ultimi cinquant’anni gli Antinori hanno prodotto vini apprezzati a livello internazionale, contribuendo alla rinascita dell’enologia nel nostro Paese.
Oggi la Marchesi Antinori, diretta dall’enologo Renzo Cotarella è, dunque, il primo brand del made in Italy e il n. 6 assoluto al mondo nel “The World Most Admired Wine Brands 2020”, firmata dal magazine Uk Drinks International, ed è composta da una galassia di cui fanno parte Tenuta Tignanello, Badia a Passignano, Pèppoli, Antinori nel Chianti Classico, Pian delle Vigne a Montalcino, Tenuta Guado al Tasso a Bolgheri, Tenuta Montenisa in Franciacorta, Le Mortelle in Maremma (Castiglion della Pescaia), Fattoria Aldobrandesca, Tenuta Monteloro e La Braccesca in Toscana, Prunotto in Piemonte, Tormaresca in Puglia, Castello della Sala in Umbria, Antica e Stag’s Leap Wine Cellars in Napa Valley, Col Solare nello Stato di Washington, Haras de Pirque in Cile, Tuzko in Ungheria, Meridiana Wine Estate a Malta e Vitis Metamorfosis in Romania.
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