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IL PUNTO

Dazi Usa, una minaccia che fa paura. Ma anche un pericolo conosciuto ed atteso

Il wine & food italiano torna a tremare, ma il carosello era atteso. Alla Unione Europea l’ultima mano in Wto nella querelle Airbus-Boeing
AGROALIMENTARE ITALIANO, ANALISI, DAZI, TRUMP, USA, vino, Mondo
Nel 2020 possibili nuovi dazi in Usa, nel mirino anche il vino italiano

L’agroalimentare italiano, a partire dal vino, prima voce dell’export per il comparto, torna a tremare. La minaccia, ancora una volta, arriva proprio dal mercato extraeuropeo più importante, quello Usa, ma, come abbiamo raccontato ieri (qui), non è imprevista. La revisione della black list dei prodotti europei sottoposti a dazi, in effetti, era attesa, si sapeva già da febbraio 2020 che sarebbe stata un’estate calda, e così sarà. Ma facciamo ordine. Nella disputa tra Unione Europea e Stati Uniti, che vede al centro la querelle Boeing-Airbus e gli aiuti di Stato ai due giganti dell’aeronautica, il Wto ha dato il via libera a Washington per rivalersi sul Vecchio Continente imponendo dazi fino a 7,5 miliardi di dollari. Siamo ad ottobre 2019, e tra i tanti prodotti colpiti, con tariffe del 25%, ci sono anche simboli del made in Italy come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.
Il vino, invece, viene risparmiato. È, comunque, una vittoria, se paragonata alla stangata che si è abbattuta sul vino francese, confermata anche nel “carosello” di febbraio 2020, quando il vino fu graziato totalmente, anche quello di Spagna e Francia, i veri obiettivi dell’Amministrazione Trump. Sì, perché Airbus è un consorzio europeo costituito da quattro Paesi - Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna - ed è ipotizzabile che sia su questi che si abbatterà la scure. Beninteso, siamo sempre nel mondo delle ipotesi, perché da oggi si aprono i commenti (ci sarà tempo fino al 26 luglio), e una decisione definitiva verrà presa solo nella prima metà di agosto, con l'obiettivo di recuperare 3,1 miliardi di euro da parte di Washington, non pochi. Le preoccupazioni, quindi, sono assolutamente legittime, ma è sempre bene raccontare le cose nel giusto modo, il più obiettivo possibile. Sottolineando, ad esempio, che sì il vino, l’olio e tanti altri prodotti dell’agroalimentare italiano sono sì nella black list, ma non è una novità: gli allegati I e II presenti nel documento dello U.S. Trade Representative sono gli stessi di febbraio, con l’allegato III, unica novità di questo carosello, che non aggiunge nulla di nuovo per il Belpaese.
Certo, il contesto è sconfortante, perché il prolungato lockdown seguito alla pandemia di Covid-19 in Usa porterà, prevedibilmente, ad un drastico calo delle spedizioni nel secondo trimestre dell’anno, e di certo non aiuta l’altro fronte aperto dal Governo Usa, che ha messo nel mirino la tax, che in Italia, come in tanti altri Paesi dell’Unione Europea, mira a recuperare risorse dai colossi del web, come Facebook, Amazon, Google e Apple. Una decisione che non è piaciuta a Washington (come dimostra lo scontro dello scorso anno con la Francia), che la ritiene discriminatoria. Tanto che lo U.S. Trade Representative ha già avviato un’indagine, pronto a prendere in considerazione una nuova lista di prodotti da tassare. E l’Europa? Può affidarsi alla diplomazia, e aspettare buone nuove dal Wto: l’ultima mano nella disputa Boeing-Airbus è sua, anche Washington ha concesso aiuti di Stato a Boeing, e ad agosto (guarda caso) si saprà se e come Bruxelles potrà rifarsi, magari, ci auguriamo, in un gioco a somma zero che riporti tutto all’equilibrio precedente.

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