Forse lo Château bordolese più celebre al mondo per storia, per livello qualitativo della sua produzione, per prezzo delle sue etichette (quasi “incomprabili” per i più dato i picchi stellari delle sue quotazioni), per storia, per leggenda e per “allure”, dal 1977 è di proprietà di André Mentzelopoulos, uomo d’affari di origine greca e oggi, dopo alterne vicende, in mano a sua figlia Corinne, non senza il prezioso contributo di Paul Pontallier, una delle figure storiche e più autorevoli di Bordeaux, scomparso nel 2016. Nel 1993, Gianni Agnelli, acquisì una quota della proprietà della tenuta che restò in mano alla famiglia Agnelli fino al 2003 (anno del “quasi” crack della Fiat). Questo per rimanere alle vicende più recenti. Insomma, più che un vino un mito, un’icona che sta nei desiderata di tutti gli appassionati che non l’hanno provato, ma che pure conta su oltre 80 gli ettari vitati, per una produzione stimabile in 400.000. Difficile non aspettarsi grandi cose anche da un’annata “piccola” come la 2004 oggetto del nostro assaggio, perché Margaux è il più “flatteur” dei vini del Medoc, il più accessibile già in gioventù tra i Premier Grand Cru Classé. Una vera e propria garanzia. Ma anche ai migliori, può accadere un infortunio. Ecco allora il nostro Margaux 2004 possedere sì una bocca convincente, raffinata e ancora fragrante, ma un bagaglio olfattivo oltremodo incerto. Lo perdoniamo?
(Franco Pallini)
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