A Ferragosto, oltre che al mare, gli italiani puntano sui borghi e su una miscela fatta di quiete, passeggiate all’aria aperta, eccellenze enogastronomiche, artigianato di qualità e tesori d’arte sconosciuti, anche per dimenticare, per quanto possibile, il Coronavirus e tutti i problemi che ha portato. E proprio i borghi potrebbero rappresentare l’atout del turismo italiano nelle prossime settimane e fino all’autunno inoltrato. A rilevarlo un’indagine di Cna Turismo e Cna Agroalimentare tra i propri iscritti su tutto il territorio nazionale.
Sono quasi 6.000 i borghi italiani con appeal turistico. Nel 2019 hanno registrato oltre 20 milioni di arrivi e 90 milioni di presenze. Numeri impossibili da raggiungere nel 2020 a turismo straniero praticamene azzerato (anche se il quotidiano londinese The Guardian ha suggerito proprio l’Italia dei borghi come meta per le vacanze), ma si percepiscono incoraggianti e diffusi segnali di ripresa tra i vacanzieri nazionali. Il borgo, però, non è considerato dal turista come classica ciliegina sulla panna. Sta diventando un dessert a tutto tondo. Principalmente come base delle vacanze legate all’enogastronomia.
L’Italia è il Paese europeo con più prodotti garantiti: 304 specialità alimentari e 524 vini, dati in continua crescita. In ogni Regione ci sono mediamente oltre 40 denominazioni di qualità che, in unione con i siti culturali e i beni paesaggistici, rendono il territorio del Belpaese unico al mondo. Quest’anno un attrattore importante del “nuovo” turismo sono i distretti del cibo, dove nascono gli oltre 5.000 prodotti tradizionali regionali censiti e vive la più grande rete mondiale di mercati agroalimentari. Dall’indagine Cna emerge che poco meno del 40% del bilancio familiare e personale dei vacanzieri quest’anno sarà destinato all’alimentazione e all’acquisto di prodotti alimentari e manufatti artigiani. Un prezioso valore aggiunto per i territori coinvolti.
Un altro punto di forza dei borghi che sta emergendo nell’Italia del dopo-lockdown è il turismo esperienziale, vale a dire la ricerca di esperienze creative, innovative e partecipative. Una ricerca che trae parte del suo successo anche dall’esplosione di manualità emersa nei mesi del confinamento (come la produzione in proprio di pane). Adesso molti turisti approfittano della pausa di agosto per coltivare e migliorare la propria artigianalità, finora fai-da-te. Il viaggiatore si può immergere nella vita del borgo “sporcandosi” letteralmente le mani nella fabbricazione, ad esempio, di prodotti ceramici, e nell’ambiente rurale, in questo caso collaborando ad attività di coltivazione, allevamento, trasformazione.
Lo scenario, insomma, apre spiragli alla speranza. Ma per irrobustire la tendenza anche a termine non brevissimo, a esempio dall’anno prossimo, sottolinea la Cna, è necessaria una forte e incisiva attività comunicativa rivolta ai turisti italiani ed europei. Strategico è puntare sui giovani che possono diventare “testimonial” eccezionali attraverso i “social”, a cominciare da Instagram. Cna chiede, quindi, un progetto di ampio respiro che si avvalga del valore aggiunto di tour operator, agenzie di viaggio, guide specializzate. Soggetti, questi, in grado di dare risalto alle bellezze e alle specialità locali stimolando la nascita di percorsi - di gusto, saperi, tradizioni - sostenibili e attenti all’ambiente. In attesa dell’auspicata ripartenza turistica internazionale, l’Italia potrebbe così farsi trovare allenata e pronta alla competizione con la concorrenza estera forte della sua offerta innovativa. E dei buoni bicchieri di vino (e non solo) che si possono gustare da un capo all’altro del Belpaese.
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