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VINO E TERRITORI

Lambrusco, nasce un “superConsorzio” unico da 16.600 ettari e 170 milioni di bottiglie

Il nuovo Consorzio di Tutela Lambrusco rappresenta 8 denominazioni, che avranno autonomia decisionale ma si promuoveranno insieme

Icona nel calice dell’Emilia Romagna enoica, vino oggi tra i più venduti nei supermercati italiani, e vino che ha storicamente aperto i mercati del mondo al Belpaese enoico, a partire dagli Usa nella seconda metà del Novecento, il Lambrusco è una galassia enoica tra le più articolate del vino italiano. Che, dal 1 gennaio 2021, vivrà una nuova era, con la nascita di uno ed unico Consorzio a tutelare le tante diverse espressioni del Lambrusco, un territorio fatto di ben 16.600 ettari vitati, ed una produzione di oltre 170 milioni di bottiglie tra le diverse Doc e Igt. Nasce così il Consorzio di Tutela del Lambrusco, anche sulla scia di quel processo di riorganizzazione dei consorzi del vino italiano, che in più parti d’Italia ha visto nascere consorzi “ombrello” come Piemonte Land, in Piemonte, Avito in Toscana, e, prima ancora, l’Istituto Marchigiano Tutela Vini, nelle Marche, per citare i casi più importanti.
Il nuovo Consorzio - tecnicamente nato dalla fusione per incorporazione del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena, del Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e del Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc - rappresenta 8 denominazioni che si trovano tra Modena e Reggio Emilia, ovvero Lambrusco di Modena Doc, Lambrusco di Sorbara Doc, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc, Lambrusco Salamino di S. Croce Doc, Reggiano Doc, Colli di Scandiano e di Canossa Doc, Reno Doc e Bianco di Castelfranco Emilia Igt, per un totale di 16.600 ettari vitati, come detto, e una produzione che nel 2019, secondo i dati Valoritalia e Regione Emilia Romagna, è stata di poco più di 42 milioni di bottiglie di Lambrusco Doc, che salgono a quasi 170 milioni prendendo in considerazione anche quelle certificate Igt.
“Si tratta di numeri importanti per un vino - commenta Claudio Biondi, già presidente del Consorzio del Lambrusco di Modena e primo presidente del nuovo Consorzio - che ha tante anime e interpretazioni a seconda delle molteplici varietà utilizzate e dei differenti territori nei quali ha trovato dimora. I tempi erano ormai da tempo maturi per la creazione di un unico Consorzio che facesse da regia: il Lambrusco è già conosciuto in tutto il mondo, ma ora può rappresentare meglio e con più coerenza sul passato l’immagine dell’Italia in moltissimi contesti sia nazionali che internazionali. Il voto favorevole all’unanimità delle assemblee dei soci era l’ultimo passaggio che ci consente di guardare al futuro con speranza e ottimismo: abbiamo un grande lavoro da pianificare per valorizzare l’immagine di uno dei vini più rappresentativi vini d’Italia. Il nuovo consorzio, come abbiamo più volte sottolineato, consente ad un distretto che ha numeri importanti, di poter decidere insieme le strategie di comunicazione e condividere progetti di promozione internazionale, pur lasciando l’assoluta indipendenza decisionale delle singole denominazioni”.

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