Diversi anni fa il non dimenticato Fulvio Stinchelli, giornalista sportivo di razza e appassionato competente di musica classica, a proposito di un’iniziativa universitaria che voleva, in ambito montano, insegnare a suonare alcuni strumenti ai contadini del posto, disse che mai avrebbe capito come mani ruvide e callose potessero provare a muovere sinuosamente fra corde archetti. Affermazione troppo dura, forse, di cui comunque conosciamo fortunatamente l’esatto contrario grazie a Paolo Brunello, violoncellista di musica antica e barocca, che un bel giorno ha deciso di passare alle armonie della vigna recuperando i terreni di famiglia in quel di Baone, sui Colli Euganei: gli stessi dove molto tempo prima il nonno Nello aveva acquistato quattro ettari di terra e su cui il papà aveva successivamente edificato la casa di famiglia. Oggi gli ettari sono dodici, e la sensibilità spiccata per le sette note s’è rivelata la stessa che il Nostro destina alla vigna, da ormai vent’anni allevata con filosofia vicina al mondo del biologico e del minor interventismo umano possibile. Uve bianche e rosse fra la gamma, compresa l’immancabile - almeno da queste parti - Garganega, che costituisce il cuore del Benavides, ricavato dai più vecchi filari del vigneto. Schietto, sapido, fresco, un gran concerto per le papille: meticolosamente composto e suonato da un direttore d’orchestra con i fiocchi.
(Fabio Turchetti)
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