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WORLD BULK WINE EXHIBITION

Sfusi, nei primi 8 mesi 2020 spedizioni in calo del 13% a volume, reggono i valori (-4,5%)

Unica categoria a crescere nel prezzo medio, regge in Germania e cresce in Usa. Pesa il crollo della Francia

L’Italia che fa i conti con la pandemia di Covoid-19, che ha colpito il Belpaese per primo, e più forte degli altri, nei primi 8 mesi del 2020 ha esportato 33 milioni di litri in meno sullo stesso periodo del 2019. Un calo tutto sommato contenuto, del 2,4%, legato principalmente al crollo degli sfusi: -13%, pari a 38,7 milioni di litri in meno, come emerge dai dati diffusi dalla World Bulk Wine Exhibition di Amsterdam, in un’edizione per forza di cose online, che chiude i battenti (virtuali) domani. In calo anche i vini fermi imbottigliati, al -1% (-7,5 milioni di litri), mentre continuano a crescere gli spumanti, che fanno segnare il +2,2% nel periodo (+5,3 milioni di litri), con la categoria dei bag-in-box, che da qualche anno ha un codice tutto suo, che cresce del 27% (+7,8 milioni di litri).
La buona notizia, per gli sfusi, è che si tratta però dell’unica categoria che vede crescere il prezzo medio.
Dei 129 milioni di euro persi dall’Italia (-3,2%), solo 8,8 milioni di euro fanno capo al vino sfuso (-4,5%). In termini di fatturato, le categorie che hanno segnato il calo maggiore sono state gli spumanti (-71 milioni di euro) e i vini in bottiglia (-61 milioni di euro), mentre il vino bag-in-box ha generato quasi 12 milioni di euro in più (+ 19%). Su base mensile, da gennaio 2019 a gennaio 2020, il volume complessivo di vino sfuso esportato dall’Italia è cresciuto a un ritmo molto buono, ma l’arrivo dell’epidemia ha segnato il calo di febbraio, che ha portato comunque ad un rimbalzo nel mese di marzo (+ 22,5%), mentre tra aprile e agosto il calo è stato consistente.
Di tutto lo sfuso esportato dall’Italia, il 63% va in Germania, che vale quasi il 50% del valore totale nei primi 8 mesi dell’anno: 1,62 milioni di ettolitri (-4%) per 88,8 milioni di euro (+6,8%), ad un prezzo medio che è aumentato dell’11%, passando da 49 centesimi al litro a 55 centesimi al litro. A crescere in maniera notevole sono invece Norvegia (+85%) e Svezia (+15%), che hanno aumentato notevolmente la spesa per il vino sfuso italiano, arrivando rispettivamente a 6,2 e 10,9 milioni di euro. La Svizzera resta al secondo posto, nonostante un calo del 15,5%, a quota 17,3 milioni di euro. Bene anche gli Stati Uniti (+21%, a 7,1 milioni di euro) e il Canada (+7%, a 3,3 milioni di euro). Tra i primi 20 mercati leader, questi quattro Paesi sono stati gli unici, insieme alla Germania, a crescere anche in termini di valore.
Sul versante negativo troviamo la Francia, Paese produttore, che ha smesso di importare vino sfuso dall’Italia (-40%), anche se rimane la seconda destinazione in termini di volumi, mentre precipita del 33% in termini di valore (10,4 milioni di euro). Crollano le vendite in Austria, Lituania, Grecia, Spagna e Cina, così come in Ungheria e Russia, Paesi che escono dalla “top 20” delle principali destinazioni, precipitando rispettivamente del 99% e dell’82%. Dati negativi anche nel Regno Unito (-17,3%, a 6,8 milioni di euro), Repubblica Ceca e Danimarca. Nell’arco dei 12 mesi, da settembre 2019 ad agosto 2020, l’Italia ha esportato 4,6 milioni di litri di vino sfuso in meno (-1,1%), perdendo quasi 12 milioni di euro (-4%), a un prezzo medio inferiore (da 69 centesimi per litro a 67 centesimi/litro).

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