Che il Piemonte sia areale soprattutto rossista è un fatto piuttosto incontrovertibile. Che vi si producano bianchi significativi è altrettanto vero, ma, probabilmente, sul versante bianchista la sfida più avvincente, peraltro intrapresa anche da altri brand langaroli di punta, è quella che ha per protagonista il Timorasso, vitigno di antica coltivazione caratterizzato anche da una non secondaria longevità. Quello declinato da Borgogno sembra proprio cogliere nel segno. I profumi della versione 2018 mettono in evidenza note idrocarburiche, di miele e di pietra focaia a sovrastare tocchi floreali e fruttati. In bocca, il sorso è morbido, fragrante e intenso. Borgogno rappresenta uno dei marchi storici della denominazione del Barolo: cantina fondata nel 1761, ha decisamente segnato questo areale di prestigio. Oggi Borgogno conta su 16 ettari a vigneto per una produzione di 250.000 bottiglie ed ha certamente tratto giovamento dal suo passaggio di proprietà, datato 2008, alla famiglia Farinetti (Eataly, Fico, etc.) che guida la cantina attraverso il figlio di Oscar, Andrea, senza intaccare l’impianto stilistico di stampo tradizionale dell’azienda con sede a Barolo. E i cambiamenti produttivi, che pure ci sono stati, dal ritorno alla fermentazione in cemento alla certificazione biologica, solo per fare due esempi, hanno peraltro nel complesso amplificato la cifra stilistica aziendale.
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