La storia di Mastroberardino è lunga dieci generazioni (ben rappresentate al Mima - museo d'impresa di famiglia) ed in tempi moderni deve molto ad Antonio, a capo della cantina dal 1945. Tanti i progetti ideati e concretizzati da quest'uomo, sfociati in vini o percorsi a più ampio respiro, per legare in modo sempre più profondo i vitigni autoctoni con la loro terra. Ma mentre Antonio promuove il territorio e i suoi vini, riscuotendo successi commerciali in ogni angolo del globo, un bisogno si fa sempre più largo: tornare a sentire il sapore dell'Aglianico per come se lo ricordava da ragazzo, prima che la Fillossera e la Seconda Guerra Mondiale mettesse in ginocchio una viticoltura millenaria. Per fortuna in Irpinia parecchi terreni sabbiosi custodiscono piante centenarie da cui poter partire per un lungo progetto che sfocia nella pubblicazione nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite del “VCR421 Antonio Mastroberardino”. Solo un clone, dei 30 selezionati da una vigna prefilosserica insieme ai Vivai Cooperativi Rauscedo a partire dal 2000, supera i test per il recente riconoscimento ufficiale nel 2021. Clone da cui nasce il Redimore, Aglianico dall'elevata serbevolezza, mantenendone intatta la tipica struttura. La 2019 sa di more e ciliegia con note balsamiche delicate e lievemente speziate; in bocca ha buona astringenza e freschezza, tannino domato e lungo finale sapido. Il vino del pranzo di Antonio.
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