Difficile aggiungere qualcosa di nuovo quando abbiamo a che fare con il vino italiano più noto al mondo. Ormai è un fatto che ogni annata del Sassicaia è una grande bottiglia. Eppure, almeno negli ultimi trent’anni, il vino italiano ha vissuto una clamorosa crescita anche qualitativa, moltiplicando a dismisura le possibilità di scelta, ma il “Sassi” resta inesorabilmente un punto di riferimento dalla costanza granitica quanto rara alle nostre latitudini. Pionieri del terroir di Bolgheri e di un certo modo di intendere il vino, gli Incisa della Rocchetta hanno inventato, oltre che ad un prodotto inimitabile, uno stile, collocandolo per sempre nel mito. Non si tratta di un vino che stupisce per intensità, quanto di una raffinata etichetta che, con grazia declina sfumature pur in un contesto quanto mai mediterraneo. Il Sassicaia è una delle pochissime etichette tricolore capaci di stare con i migliori del mondo, senza alcun timore reverenziale, con il suo appeal a rimanere intatto passando disinvoltamente da un’annata all’altra, con quel “quid” che fa davvero la differenza. La versione 2001, ottenuta da un millesimo ricco che però non mortifica la sua consueta raffinatezza e agilità, ci riporta, a vent’anni dalla sua uscita, un vino dai profumi di tabacco e grafite, ribes e bacche di ginepro. La bocca resta possente, fitta e armonica, affinandosi nel finale, per un rosso severo e fascinoso.
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