Il colpo di fulmine, Giancarlo, lo ebbe al Vinitaly di qualche anno fa quando assaggiò un Sangiovese invecchiato in anfora: «Un vino che mi ha sorpreso - racconta il vignaiolo - e da lì mi sono detto: ma perché non provare a mettere in anfora anche i nostri vitigni?». Iniziò prima con l’Arneis. Era il 2016. L’anno dopo, toccò al Nebbiolo, il vitigno principe delle colline di Langa. Nascono così gli «In Amphoris» dell’azienda Ronchi, sei ettari vitati a Barbaresco e qualche filare al di là del fiume Tanaro, a Guarene, nel Roero, dove si coltiva storicamente il Nebbiolo. Qui Giancarlo, che conduce l’azienda con la moglie Paola, ha impiantato un nuovo vigneto per il suo progetto anfora: entrerà in produzione il prossimo anno. «Mi piace utilizzare l’anfora in terracotta perché consente una micro-ossigenazione del vino senza l’interferenza del legno. Sto sperimentando i vari tipi di anfore: sono ancora alla ricerca della mia terracotta perfetta». Ad oggi, Giancarlo usa solo anfore prodotte a mano in Italia, tra la Toscana e il Nord Est. L’affinamento del Nebbiolo dura circa un anno, a cui segue un riposo in bottiglia. Il risultato è un rosso energico, ancora giovane, con un tannino fine e dal bel colore rosso granato. Al naso note di lampone si alternano alla rosa essiccata e a una lieve speziatura di pepe bianco. Provato con una tagliata di fassona piemontese. In versione vegetariana si può abbinare a dei tajarin con sugo di seitan.
(Fiammetta Mussio)
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