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LA CEEV: “SERVE LA SCIENZA”

Il Parlamento Ue vota il rapporto sul Beating Cancer Plan. La preoccupazione del mondo del vino

Uiv (Unione Italiana Vini): “giusto contrastare il male del secolo, ma è sbagliato sostenere che non esiste un livello sicuro di consumo di alcol”
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Il Parlamento Ue vota rapporto sul Beating Cancer Plan. Preoccupazione del mondo del vino

Sono ore importanti per il vino italiano ed europeo. Perchè se l’industria guarda con soddisfazione ad un anno di recupero e alle prossime festività che dovrebbero rendere ancora più forte la riscossa del vino ai primi due anni di pandemia, proprio oggi il Parlamento Europeo si esprimerà in merito al report sul Beating Cancer Plan realizzato dalla Commissione Ue (e che poi sarà vagliato nei primi mesi del 2022 in sessione plenaria del Parlamento, il cui orientamento sarà trasferito alla Commissione europea che provvederà a istituire un piano con diverse iniziative legislative a partire dal 2022, ndr). Piano che, come già raccontato nei mesi scorsi, potrebbe complicare non poco le cose al comparto enoico e del beverage, soprattutto in termini di comunicazione e risorse alla promozione.
In questo senso, ad esprimere forte preoccupazione in vista del voto di oggi è la Uiv - Unione Italiana Vini. “Dando per scontato il plauso a ogni iniziativa di contrasto al male del secolo, per Uiv - spiega una nota - quanto determinato da un report che dogmaticamente generalizza sugli effetti del consumo di alcol, mette a forte rischio il futuro di una componente fondamentale della Dieta mediterranea come il vino, che solo in Italia fornisce occupazione a 1,3 milioni di persone. Nel testo, solo parzialmente emendato grazie a decisi interventi in particolare di europarlamentari italiani, si afferma indistintamente come “non esista un livello sicuro di consumo di alcol quando si parla di prevenzione del cancro” e “incoraggia la Commissione Ue e gli Stati membri a promuovere azioni per ridurre e prevenire danni causati dall’alcool nel contesto di una modificata strategia europea sull’alcool”. Tra queste, la richiesta di introdurre etichette di avvertenza sanitaria, del divieto di pubblicità, del divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi, dell’aumento della tassazione e della revisione della politica di promozione”.
“L’Europa - ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - ha il dovere di proporre politiche volte a minimizzare i rischi correlati alla malattia ma a nostro avviso non è censurando il consumo, in ogni genere e grado, che si risolve il problema. Occorre tenere conto delle specificità del vino, che in Italia - e non solo - è sinonimo di moderazione: siamo, secondo Eurostat, tra i principali consumatori del Continente e allo stesso tempo ultimi in Europa, dopo Cipro, per episodi di consumo “pesanti” di alcol. Non possiamo perciò accettare che nel report non vi sia il minimo cenno alla parola vino e a una cultura di un consumo responsabile che è l’antitesi del binge-drinking”.
Per il presidente dell’associazione europea “Wine in Moderation” e vicepresidente Uiv, Sandro Sartor, “porre come target una diminuzione generale della popolazione che beve alcol, composta per la maggioranza dei casi da consumatori moderati, non aiuterà a raggiungere gli obiettivi della strategia. A livello europeo il settore è già da tempo fortemente impegnato, anche grazie all’associazione Wine in Moderation, nella promozione di un consumo moderato durante i pasti nell’ambito di uno stile di vita sano. Ricordo in tal senso come solo in Italia negli ultimi 35 anni il consumo pro-capite di vino si sia ridotto di quasi il 50% e come non vi siano evidenze scientifiche che il consumo moderato nell’ambito della Dieta mediterranea sia dannoso”.
La convinzione di Unione Italiana Vini è che il rischio di cancro non possa essere valutato in maniera isolata ma nel contesto del modello culturale, alimentare, delle quantità del bere e dello stile di vita.
Per questo apprezza il fatto che negli emendamenti sia stato aggiunto il ruolo positivo della Dieta mediterranea, inserito il concetto di etichettatura digitale, ritirato il riferimento al Nutriscore e sottolineato che la priorità sull’alcol dovrebbe essere quella di evitare il consumo rischioso e pesante. Rimane il paradosso di come da un lato l’Unione europea sostenga il settore del vino con gli strumenti della Politica agricola comune, dall’altro manifesti l’intenzione di reprimerne lo sviluppo e la competitività su scala globale mettendo in discussione l’impianto degli aiuti legati alla promozione.
La viticoltura, ricorda ancora Uiv, è diffusa in tutta l’Unione Europea e conta più di 3,2 milioni di ettari vitati e 2,5 milioni di aziende vitivinicole, le quali impiegano una forza lavoro molto ampia, con circa 3 milioni di posti di lavoro diretti a cui si aggiungono quelli indiretti. L’Italia, che detiene il 20% del vigneto europeo, è il primo produttore ed esportatore mondiale di vino in volume di un settore che offre un enorme contributo socioeconomico in favore delle aree rurali fragili del Paese. La bilancia commerciale con l’estero si chiuderà quest’anno con un saldo attivo di oltre 6,5 miliardi di euro per un comparto che rappresenta uno dei principali brand del made in Italy.
Una questione, quella dell’impatto del Beating Cancer Plane, che riguarda tutto il settore del vino europeo. E anche per questo la Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins (di cui fanno parte anche la stessa Uiv e Federvini, ndr), “ribadisce l’importanza che tutte le politiche siano basate sulla scienza e sulle prove. La Ceev invita il Parlamento europeo a riconsiderare l’affermazione contenuta nel progetto di relazione della Beca (la Commissione anti cancro per del Parlameto Ue) secondo cui non esiste un “livello sicuro di consumo di alcol”. Non ci sono dati scientifici a sostegno di un aumento del rischio di cancro quando il vino viene consumato con moderazione, durante i pasti, come parte della dieta mediterranea e come parte di uno stile di vita sano. Il cancro - sottolinea ancora il sindacato europeo delle imprese vinicole - è una malattia multifattoriale e i fattori di rischio del cancro devono essere valutati nel contesto dei modelli culturali, del bere, del mangiare e dello stile di vita. L’evidenza scientifica indica che bere vino con moderazione, ai pasti, come parte di una dieta di stile mediterraneo, può contribuire a una maggiore aspettativa di vita e una minore incidenza di malattie importanti come le malattie cardiovascolari, il diabete e il cancro.
L’ipotesi che non ci sia “un livello sicuro” è fuorviante e semplicistica - ribadisce la Ceev - in quanto non considera i modelli di consumo e altri fattori dello stile di vita. E non è solo fuorviante, ma anche controproducente, poiché il consumo moderato di vino, in particolare come parte della dieta mediterranea e come parte di uno stile di vita sano, è associato a una maggiore longevità e alla prevenzione delle malattie. L’ipotesi “nessun livello sicuro” si basa su un singolo studio - lo studio Global Burden of Diseases (Gbd) pubblicato da The Lancet nel 2018 - che è stato duramente criticato dalla comunità scientifica per i suoi difetti di analisi. Si tratta di uno studio di modellazione basato su ipotesi e che non prende in considerazione lo stile di vita, non presenta tutte le prove scientifiche esistenti e, di conseguenza, non può essere l’unica base per trarre conclusioni sul consumo di alcol e il rischio di cancro. Il settore vinicolo europeo è impegnato a continuare a promuovere un consumo responsabile di vino e a ridurre il consumo eccessivo e irresponsabile. La Ceev sostiene il piano dell’Ue per combattere il cancro e il suo obiettivo generale di ridurre l’uso dannoso dell’alcol. Ma l’accento deve essere posto sul consumo nocivo, poiché la maggior parte delle prove europee e internazionali mostrano una chiara correlazione tra il consumo moderato come parte di una dieta e di uno stile di vita sani e gli esiti positivi per la salute. Infine - conclude la Ceev - chiediamo al Parlamento Europeo di evitare la convenienza politica e di riconoscere che più tasse, restrizioni di marketing e avvertenze sanitarie sono cattivi sostituti delle politiche che affrontano le cause profonde del bere dannoso. Come europei, dovremmo essere orgogliosi della nostra cultura gastronomica, di cui il vino è una componente inestricabile. La nostra “art de vivre” consiste nel godere di una grande varietà di cibi, compreso il vino con moderazione, se lo si desidera, in un ambiente conviviale. Promuovere questo stile di vita è di gran lunga preferibile a soluzioni normative semplicistiche e in definitiva inefficaci”.

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