La piccola realtà produttiva di Patrizia Cencioni, all’inizio del Nuovo Millennio, rappresentava una delle migliori firme tra le “nuove” aziende di quell’epoca. I tratti stilistici erano ben centrati sull’equilibrio, la freschezza e l’essenzialità, tracciando un percorso, in quegli anni, decisamente poco battuto. Successivamente, i vini si sono un po’ persi ma oggi, anche grazie ad un ripensamento della guida tecnica di cantina, stanno progressivamente ritrovando i loro caratteri originari e una confortante continuità. Ne è una buona dimostrazione il Brunello di Montalcino Riserva 2016, che, al netto di un’annata difficile da sbagliare, restituisce un’impostazione generale di bella caratura. I suoi profumi sono netti e fragranti, dal timbro fruttato sfumato e dai rimandi alla pietra focaia e alle erbe aromatiche, con tocchi tostati lievi ed affumicati. Anche in bocca, il vino è ben profilato sia nell’articolazione tannica, presente ma non predominate, sia nel gioco riuscito dei contrasti tra acidità e dolcezza. L'azienda, che si trova ad un passo da Montalcino arrivando da San Quirico d'Orcia, conta su 9 ettari a vigneto, che guardano verso il quadrante sud-est della denominazione e produce 35.000 bottiglie. Patrizia Cencioni la guida dal 1989, anno della sua fondazione, dopo aver ripreso i fili del lavoro di suo nonno Giuseppe Cencioni, uno dei fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino.
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