Anche se storicamente la cantina di Serdiana deve in gran parte la sua fama alla produzione rossista, non mancano certe ottime interpretazioni del Vermentino. Come il Merì, che nella versione 2021, dopo alcuni mesi di affinamento in acciaio, propone profumi di melone e susina, rimandi floreali e tocchi di mandorla fresca. In bocca, il sorso è morbido, pur non mancando di una decisa fragranza acida che ne amplifica l’allungo e il finale tonico, dai toni quasi salati. Griffe di riferimento del vino sardo, capace di solcare i confini dell’isola per ritagliarsi un riconosciuto prestigio internazionale, Argiolas è tuttavia prima di tutto una grande famiglia. Oggi a guidare la cantina, la terza generazione, Valentina con il marito Elia Onnis, Francesca e Antonio. Quel che si dice un’azienda rigorosamente a gestione familiare, che ha fatto di questo elemento uno dei suoi punti di forza. Ma Argiolas ha saputo, oltre che conservare questa identità, svolgere un ruolo fondamentale per la Sardegna enoica, tirandola fuori letteralmente dall’oblio. Difficile, poi, anche per l’appassionato più distratto, non conoscere una bottiglia a firma Argiolas. La svolta commerciale arriva nel 1991, ma il lavoro più importante, quello nei vigneti, possiede una storia ben più lunga, cominciata oltre ottanta anni fa. Oggi l’azienda conta su 230 ettari vitati e 2.200.000 bottiglie prodotte complessivamente di media.
(fp)
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