È senz’altro il vino bandiera aziendale l’Aglianico del Vulture Re Manfredi, l’etichetta da cui tutto è cominciato, con il suo arrivo sugli scaffali agli inizi del Nuovo Millennio. Nasce nel comprensorio di Venosa da viti di 25 anni coltivate ad un’altezza di 420 metri sul livello del mare su terreni lavici, mischiati ad argilla, calcio e tufo. Un vino non esente, ci mancherebbe altro, da esperimenti che ne hanno scandito fasi diverse nella sua definizione stilistica. All’inizio, certamente più alla ricerca della morbidezza e, in tempi più recenti, a coglierne i tratti più caratteriali. Il risultato è un’etichetta di confortante costanza qualitativa e capace di stare con le migliori della denominazione del Vulture. La versione 2019, maturata in barrique per 12 mesi, profuma di ciliegia matura, i cui aromi si affiancano a cenni di erbe officinali e ricordi balsamici, con tocchi speziati a rifinitura. In bocca, la trama tannica è solida e ben risolta, il sorso polposo e la chiusura persistente, ancora sul frutto e su toni balsamici. Manfredi di Svevia, figlio di Federico II, nacque nel 1232 a Venosa, nel Vulture. Così quando il Gruppo Italiano Vini nel 1998 sbarcò nelle terre lucane non sbagliò a battezzare l’azienda con il nome di “Re Manfredi – Cantina Terre degli Svevi”. Oggi questa realtà produttiva conta su 110 ettari a vigneto per una produzione complessiva di 200.000 bottiglie.
(fp)
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