La strada è tracciata, e il record dell’export del vino italiano, che dovrebbe arrivare a quota 8 miliardi di euro nel 2022, è sempre più vicino. Nei primi 11 mesi 2022, infatti, le spedizioni enoiche hanno toccato i 7,27 miliardi di euro, con una crescita del 10,6% sullo stesso periodo del 2021, praticamente azzerando gli effetti dell’inflazione. Così i dati Istat di novembre 2022, analizzati come sempre da WineNews, con il comparto dell’agroalimentare italiano che, secondo le stime Coldiretti, nel suo complesso raggiunge i 60,7 miliardi di euro di fatturato dall’export, grazie a Germania (9,4 miliardi di euro), Stati Uniti (6,6 miliardi di euro) e Francia (6,5 miliardi di euro).
Tornando al vino, il quadro tratteggiato dai dati di novembre 2022 conferma il lento declino della crescita delle spedizioni che ha attraversato lo scorso anno: a gennaio la crescita fu addirittura del 22% su gennaio 2021, certo non un termine di paragone esaustivo, poi gli effetti della guerra in Ucraina e della corsa sregolata dell’inflazione hanno frenato la corsa delle spedizioni del vino italiano nel mondo, con qualche mercato che, confermando le ultime rilevazioni, segna un leggero arretramento, mentre i volumi, di poco superiori ai 20 milioni di ettolitri, sono pressoché gli stessi esportati nei primi 11 mesi del 2021.
Nei 18 Paesi dell’Area Euro le spedizioni di vino italiano hanno raggiunto i 2,25 miliardi di euro, in crescita del +11,4%, e tra i mercati più performanti si conferma ancora una volta la Francia, che, nonostante i problemi interni e la necessità di ricreare un equilibrio tra produzione e mercato dei consumi, ha importato dall’Italia 273,3 milioni di euro di vino (+26,6%), con gli spumanti, essenzialmente il Prosecco, che sfiorano i 100 milioni di euro (+29,6%). Sul primo mercato europeo, quello della Germania, il vino italiano cresce del +4,8%, a quota 1,08 miliardi di euro, ed anche qui gli spumanti, che fatturano 123 milioni di euro, segnano un trend decisamente superiore: +7,9%. Ancora molto bene il Regno Unito, che arriva a 754 milioni di euro (+11,5%), con la categoria degli sparkling che vale poco meno della metà di tutto il vino italiano esportato sul mercato britannico: 369,4 milioni di euro (+22,2%).
Altro mercato fondamentale è quello della Svizzera, che, nei primi 11 mesi 2022, ha importato 390 milioni di euro di vino italiano (+4%), con la vicina Austria che arriva, invece, a 122 milioni di euro di import enoico dall’Italia (+17%). Praticamente identici i risultati di Belgio (218,6 milioni di euro) e Paesi Bassi (218,1 milioni di euro), per una crescita, rispettivamente, del +10,1% e del +6,8%, ma con una differenza enorme sul fronte degli spumanti, che ad Amsterdam perdono terreno (-2%, per 23,5 milioni di euro), mentre a Bruxelles valgono 84,6 milioni di euro (+26,2%).
Le note dolenti, per i mercati europei, arrivano tutte dai Paesi Scandinavi, con la solita e felice eccezione della Svezia, dove le importazioni sono cresciute dell’8,8%, a 198 milioni di euro. Confermano la frenata, invece, sia la Norvegia, che ha importato nei primi 11 mesi 2022 103 milioni di euro di vino italiano (-6,6%), che la Danimarca, ferma a 146,6 milioni di euro (-5,2%).
Merita un capitolo a sé il dato sulla Russia, perché Mosca, ormai isolata dal resto dell’Occidente, non ha mai smesso di importare vino dall’Europa. Ne ha piena facoltà, il vino del resto non è sotto embargo, ma le bottiglie di maggior pregio, esportate a prezzi superiori ai 300 euro, sì, anche se non è bastato a fermare il flusso dei wine wines sulle tavole dei ristoranti della capitale russa, grazie a triangolazioni con altri Paesi, prezzi fittizi e complicità di qualche società europea. Detto ciò, il vino italiano registra una crescita importante, pari al +12,37%, a 151,7 milioni di euro, con gli spumanti - la Russia è un punto di riferimento storico per le bolline dell’Asti - che registrano il +27,8%, a quota 80 milioni di euro, oltre la metà dell’intero import enoico.
Spostandoci Oltreoceano, prosegue spedita la marcia degli Stati Uniti, il primo mercato del vino mondiale, per consumi complessivi e per importazioni: qui, il vino italiano è arrivato a 1,73 miliardi di euro di spedizioni (+8,8%), con una quota sparkling sempre più rilevante, pari a 487 milioni di euro (+13%). Ancora forte il mercato del Canada, che supera i 401 milioni di euro di import nei primi 11 mesi 2022 (+13,2%), con gli spumanti che hanno un ruolo minore, ma comunque rilevante, con un valore arrivato a 57,5 milioni di euro (+22,3%).
Infine, i Paesi dell’Asia, a partire da quel gigante dormiente della Cina, su cui le speranze e le previsioni di crescita tornano ad affacciarsi con la ripartenza dell’economia, ma intanto i dati dei primi 11 mesi 2022 restano negativi: 102,3 milioni di euro di vino italiano importato (-11,8%). Ancora in terreno negativo la Corea del Sud, con 68,9 milioni di euro (-1,1%) e Hong Kong, a 25,5 milioni di euro (-1,5%), che hanno però quasi ricucito il gap con lo stesso periodo del 2021. Infine, la “solita” nota lieta dall’Estremo Oriente, quella del Giappone, arrivato a superare i 184 milioni di euro di vino italiano importato (+30,5%), unico Paese asiatico in cui gli spumanti riescono ad avere una penetrazione importante, con un giro d’affari di 99 milioni di euro (+30%).
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