Proprio con bottiglie come Montosoli 1988, che restano testimonianze memorabili, Altesino ha contribuito in modo significativo al successo iniziale del Brunello di Montalcino. Di proprietà della famiglia Gnudi Angelini dal 2002, già in loco con la Tenuta Caparzo e nella sottozona di Vagliagli nel Chianti Classico con Borgo Scopeto, Altesino introdusse nel 1975, nella denominazione del Brunello di Montalcino, che stava cominciando ad emergere, il concetto di vigneto e/o Cru (proprio con il Brunello Montosoli, a fare da riferimento per la sottozona settentrionale), ma anche le prime sperimentazioni effettuate in barrique nel 1979. Oggi questa realtà produttiva - 49 ettari a vigneto per una produzione di 250.000 bottiglie - sembra aver ritrovato uno nuovo smalto, riproponendo i suoi cavalli di battaglia con un piglio sobriamente contemporaneo e capace di non stravolgere il carattere tipico del Sangiovese di Montalcino ottenuto nel versante nord della denominazione. Vinificato per la prima volta come vino a sé stante nel 1975, Il Brunello di Montalcino Montosoli 2018, maturato in legno grande per due anni, possiede aromi sfumati di piccoli frutti rossi, erba medica, sottobosco, spezie e toni affumicati. In bocca, il sorso è vivace, fragrante e non privo di chiaro-scuri, sviluppandosi sapido e continuo e terminando con qualche rimando agrumato in un finale ancora leggermente speziato.
(fp)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024