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BILANCI

Stati Uniti primi per consumi, boom delle bollicine: come è cambiato il mercato del vino in 20 anni 

Due decadi di impegno per l’Istituto Grandi Marchi, che ha presentato una ricerca sull’andamento dei fine wines italiani by Wine Monitor Nomisma 

Nel 2004 il principale mercato di consumo di vino al mondo era la Francia, con oltre 33 milioni di ettolitri, vent’anni dopo sono gli Stati Uniti a salire sul gradino più alto del podio, con 34,3 milioni di ettolitri di vino consumato. Inoltre, esce la Spagna dalla top 5 ed entra il Regno Unito. Nello stesso periodo gli Usa più che raddoppiano il valore del vino importato (da 2,7 a 6,2 miliardi di euro), ancora più alta la crescita in Canada (+152%). Sul fronte opposto, mantenendo la leadership mondiale, la Francia raddoppia il valore dell’export, ma meglio di tutti (tra i top 5) fa l’Italia: +174%. In controtendenza l’Australia: -22%. Il vento è cambiato, anche in Italia, e a farne le spese sono stati soprattutto i vini rossi: se 20 anni fa rappresentavano il 54% della produzione italiana e il 45% dei consumi nazionali, oggi sono scesi sotto il 40%, sia a livello produttivo che di consumi (in un contesto dove, a livello totale, sono passati da 48,3 a 37 litri pro-capite). Sono, invece, esplosi gli spumanti: il peso della categoria sul totale dei consumi interni è raddoppiato, dal 7% al 14%. Ecco i dati che emergono dalla ricerca, realizzata da Wine Monitor di Nomisma per l’Istituto Grandi Marchi, nel ventesimo anno dalla nascita, nel 2004, dell’organizzazione che raggruppa 18 famiglie del vino, tra le più importanti realtà produttive d’Italia, unite dal desiderio di divulgare la cultura, le tradizioni e l’insieme di valori etici e sostenibili che costituiscono l’eccellenza del vino made in Italy. Il report, presentato oggi a Roma (Palazzo Grazioli), da Denis Pantini (Wine Monitor Nomisma) e dal presidente dell’Istituto Grandi Marchi, Piero Mastroberardino, analizza l’andamento dei fine wines italiani nei mercati internazionali.
Una sorta di storia parallela a quella dell’Istituto, utile per osservare i megatrends, in termini di percezione e comportamenti d’acquisto, che hanno scritto la storia dei vini premium italiani sui mercati mondiali. Uno sguardo indietro di vent’anni nei consumi di vino a livello mondiale mostra innanzitutto un livello più alto di 6 milioni di ettolitri rispetto ai 232 attuali. Non si tratta di una grande differenza (-2,5%), ma quello che è cambiato di più è la “geografia” dei consumi. Si spostano i consumi e, di conseguenza, aumenta l’import e sulla scena globale si affacciano nuovi competitor. Ancora più alta la crescita degli sparkling nell’incidenza dell’export: dal 6% al 24%, a fronte di un calo di quelli sfusi dal 30% al 21%.
Un riposizionamento qualitativo dell’export di vino italiano che si è mosso contemporaneamente su più piani. 
Non solo sulla riqualificazione tipologica (più spumante, meno sfuso), ma anche sulla destinazione geografica (non solo Ue, ma anche Nord America ed Asia Orientale) e sul posizionamento di prezzo, quest’ultimo derivante da un “upgrade” dei vini a denominazione, in particolare sul fronte dell’assortimento nel paniere di esportazione. Da qui - e tra le altre cose - le crescite nei prezzi medi all’export che hanno portato, ad esempio, i rossi Dop del Piemonte da 3,88 a a 8,91 euro a bottiglia o i rossi Dop della Toscana da 3,55 a 7,18 euro. Incrementi che hanno trainato il totale della categoria dei vini fermi imbottigliati da 1,99  a 3,28 euro a bottiglia. In questo scenario, le attività di promozione dell’Istituto Grandi Marchi hanno spesso rappresentato un ruolo da “apripista” in quei mercati dove il vino italiano di qualità era ancora poco conosciuto. Basti pensare alla Cina o alla Corea del Sud: le prime attività svolte in loco risalgono al 2004/2006, quando gli acquisti di vino italiano in Cina e Corea ammontavano, rispettivamente, ad appena 2 e 7 milioni di euro mentre oggi, gli stessi Paesi importano dall’Italia 108 e 63 milioni di euro di vino. Un ruolo non solo pionieristico ma anche di consolidamento in quei mercati per noi prioritari, come Stati Uniti e Canada dove anche in questi paesi, dalle prime attività dell’Istituto ad oggi si sono registrati rilevanti incrementi nelle importazioni di fine wines italiani.
Lo studio è stato presentato oggi insieme al logo celebrativo e al trailer del docufilm, dedicato ai 20 anni del gruppo, che vede protagoniste le 18 famiglie con le loro narrazioni, le aspirazioni, gli obiettivi e alcuni aneddoti. La pellicola sarà presentata nella sua versione integrale nel corso di una proiezione speciale prevista per l’autunno): “celebrare i primi 20 anni dell’Istituto è un momento che genera riflessioni - racconta Piero Mastroberardino, presidente Istituto Grandi Marchi - all’inizio degli Anni Duemila, in uno scenario in cui in pochi avrebbero scommesso su un format di gruppo composto da attori abituati a calcare le scene da protagonisti individuali, l’Istituto ha intrapreso sin da subito la strada giusta. In qualche modo “E Pluribus Unum” è stato e continua ad essere il nostro motto: tante famiglie del vino di altissimo livello, ognuna con un passato importante ma comunque tutte disposte a porre le proprie visioni e attitudini a servizio di un progetto di squadra. Così l’Istituto Grandi Marchi è da subito diventato un caso di studio sul senso e sul significato di fare sistema, esprimendo la diversità delle realtà produttive italiane e, allo stesso tempo, rappresentando l’identità del vino tricolore oltreconfine. Oggi mi piace poter ringraziare Piero Antinori, il primo presidente, dal quale ho raccolto il testimone per proseguire questo bellissimo percorso che ha già un passato importante, un bellissimo presente e per il quale, viste anche le nuove generazioni, è facile prevedere uno splendido futuro”.
Nelle due decadi del suo operato, l’Istituto Grandi Marchi, ambasciatore del vino italiano di qualità nel mondo, attraverso l’organizzazione di missioni annuali che hanno interessato 31 Paesi in tutti i continenti, ha organizzato 412 eventi internazionali, 129 masterclass, 125 walkaround tasting, 82 gala diner. Ma anche ricerche e approfondimenti di mercato, con ben sette survey, condotte in collaborazione con Wine Monitor Nomisma, nonché quattro riconoscimenti a giornalisti internazionali per celebrare chi si dedica alla promozione dei vini italiani e dei loro territori.“Ovviamente ci saranno anche altri appuntamenti ad accompagnare il nostro ventennale - aggiunge ancora il presidente Piero Mastroberardino - in autunno saremo nuovamente a Milano. Mentre, per la fine dell’anno, abbiamo in programma altri eventi che comunicheremo nei prossimi mesi”. Prima tappa Milano il 18 giugno, per un grande evento charity in Hangar Bicocca, in collaborazione con la Fondazione Progetto Itaca. Il 25 giugno, a Londra, appuntamento con l’evento istituzionale del gruppo, che offrirà anche l’occasione per confermare la storica partnership con IMW (Institute of Masters of Wine) in una cena all’Ambasciata d’Italia.

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