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TERRITORI

Vino, questione di prezzi: a Bordeaux i valori scendono ancora, in Borgogna si pianifica il futuro

Riflessioni dalle assemblee del Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (Civb) e del Bureau Interprofessionnel des vins de Bourgogne (Bivb)
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Borgogna e Bordeaux, icone del vino di Francia, alle prese con la crisi del settore

Il vino è territorio, storia, cultura, tradizione, poesia ed emozione. Ma è anche, o soprattutto, mercato, perché se i conti non tornano per chi produce uva e vino, le aziende chiudono, i territori si impoveriscono e vengono abbandonati. E se le crisi esplodono quasi improvvise, non resta che subirle e reagire, come sta succedendo a Bordeaux, per i prodotti entry level, i prezzi stracciati e la corsa agli espianti. Al contrario, se si riesce a capire che anche se le cose oggi vanno bene, come in Borgogna, qualcosa di profondo sta cambiando, si può cercare di pianificare e gestire il cambiamento con meno traumi. Considerazioni dei resoconti (fonte “Vitisphere”, ndr) delle assemblee del Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (Civb) e del Bureau Interprofessionnel des vins de Bourgogne (Bivb).
La situazione più critica resta quella della Gironda, dove nonostante le proteste, le dichiarazioni di intenti per una via d’uscita comune dalle difficoltà tra produttori e négociant per non vedere vini svenduti a prezzi bassissimi, le cose non sono cambiate, anzi: il vino rosso sfuso base di Bordeaux 2023 è sceso a 868 euro a barile (225 litri, ndr), con il 57% delle transazioni sotto i 1.000 euro a barile che erano stati concordati come soglia sotto la quale cercare di non scendere, ha denunciato il presidente del Civb Allan Sichel, definendo i prezzi come “indecenti”, e sottolineando le conseguenze “drammatiche per i viticoltori che non riescono a guadagnarsi da vivere dignitosamente con il loro lavoro, ma anche per l’equilibrio dei mercati e per il valore dei prodotti stessi”, tornando ad invocare un’“equa remunerazione per gli operatori del vino”. E tornando a battere il tasto sulla revisione della legge Egalim per fissare dei prezzi minimi dei prodotti agricoli sotto i quali non andare, con una richiesta di agire subito rinnovata al Presidente della Repubblica Emmanuel Macron (che difficilmente avrà effetti a breve visto anche il quadro politico delicato che sta vivendo la Francia). Garanzia del reddito al produttore con un contratto vincolato a monte con il promo acquirente, non negoziabilità di parte del prezzo offerto dal venditore, nel rispetto del diritto alla concorrenza, sicurezza delle transazioni, definizione di indicatori su costi di produzione e prezzi di mercato, modifica della legge Egalim e modifica dei contratti a valle, tra primo acquirente e distributore, alcuni degli asset su cui si deve lavorare, secondo il Civb. Che intanto lavora anche ad un piano di rilancio dell’immagine dei vini di Bordeaux cercando di intercettare anche le fasce più giovani di consumatori con il progetto “Join the Bordeaux Crew”, e lavorando su un concetto di “vino remunerativo”, basato su una sorta di prezzo consigliato di minimo 4 euro più Iva alla bottiglia.
Se questo è quanto accade a Bordeaux, dove la produzione annuale complessiva oscilla tra i 500 ed i 600 milioni di bottiglie, in Borgogna, denominazione più piccola per dimensioni e volume produttivo (intorno ai 250 milioni di bottiglie in totale), e dai valori altissimi, per ora di grandi problemi sui prezzi non ce ne sono. Ma secondo Laurent Delaunay, presidente del Bureau Interprofessionnel des vins de Bourgogne (Bivb), “la tempesta sta arrivando”, e in un territorio che viene da 20-30 anni di una sorta di “età dell’oro”, è bene prepararsi al futuro mentre le cose vanno bene. Anche perché, ha spiegato il vicepresidente François Labet, se è vero che oggi la Borgogna è ancora “un’isola di prosperità in un mondo del vino in crisi”, le cause delle crisi sono in agguato anche per questo territorio icona del vino mondiale: dal calo dei consumi alle spinte salutiste, dal cambiamento climatico allo sviluppo delle malattie della vite che vi è strettamente collegato. E così, come misure per prevenire il più possibile le difficoltà, alle viste, c’è una campagna istituzionale sui vini di Borgogna rivolta ai consumatori che sarà la prima dopo molti anni. Ma sul piatto è messo anche il tema della gestione della produzione e di una revisione dei rapporti tra produttori e commercianti, guardando sempre a quello che succederà, anche in questo caso, con la possibile riforma delle legge Egalim.
Visioni diverse legate a situazioni diverse, da due territori simbolo della “grandeur francese” enoica, e del vino mondiale, accomunate dalla consapevolezza, sempre più solida, che il mercato del vino mondiale è cambiato, per tutti, ed è destinato a diventare più complesso, più competitivo e, probabilmente, più piccolo, nel prossimo futuro.

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