Il legame tra Fèlsina e Sangiovese è talmente forte da rappresentare l’identità aziendale. Lo conferma il progetto “Materia Prima” che fuga ogni dubbio sulla relazione tra vitigno - il Sangiovese vinificato allo stesso modo - e il territorio, caratterizzato da suoli e microclimi diversi. Ne è risultato un caleidoscopio di 12 cru - Pozzi, Quadri e Quercione, situati a Pagliarese; Casale, Fornace, Malena, Mandorli, Ruzzatoio d’Ombrone, Ruzzatoio Lago, Sambra, Santa Maria e Vigna del Lago, situati a Fèlsina - messi a confronto in una sorprendente degustazione dell’annata 2019, che ne ha esaltato le diverse sfumature. “Non è un progetto commerciale, ma di studio - precisa Giovanni Poggiali, alla guida dell’azienda - basato sul monitoraggio di suoli e vigneti per creare una banca dati che ci permetta una gestione agronomica di contrasto al cambiamento climatico, in particolare alle crisi idriche estive. Non cerchiamo il miglior Sangiovese, ma le espressioni di dodici zone diverse”. La dozzina dell’azienda di Castelnuovo Berardenga - che esce come IGT per avere la massima libertà di lavorazione delle uve - è accomunata da finezza, bevibilità e longevità. Difficile scegliere. Vigna del Lago 2019 presenta una espressione variegata: al naso si rincorrono frutto, speziatura, note boschive, tabacco e incenso. Il sorso è dominato dal frutto e ha una chiusura rinfrescante e salina che richiama al sorso.
(Clementina Palese)
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