Insolito perché frutto del recupero del Ruzzese, vitigno autoctono ligure antico, per il nome Zero Tolleranza per il Silenzio, provocazione culturale contro omertà, indifferenza e paura di esporsi, e per l’etichetta bianca da strappare come i pregiudizi e le paure. Dopo aver declinato in versione passito il Ruzzese - descritto da Andrea Bacci nel 1596, studiato dal CNR di Torino e recuperato grazie alla Comunità Slow Food di cui Cà du Ferrà è parte attiva - i coniugi Davide Zoppi e Giuseppe Aieta, coinvolgendo l’enologa Graziana Grassini, hanno voluto esaltarne le caratteristiche anche in un bianco secco. Acidità fissa elevata, maturazione tardiva, resistenza a siccità e alte temperature, ne fanno un vitigno resiliente e quindi contemporaneo. “I nostri vini - racconta Davide Zoppi - nascono da ricerca, curiosità, notti insonni e passione travolgente per la Liguria, terra un po' ai margini. Vogliamo raccontare in particolare quella di Levante nella sua contemporaneità, portando cultura e bellezza e facendo cose belle, consapevoli della nostra responsabilità sociale, perché ognuno di noi può contribuire al cambiamento”. Dai vigneti scoscesi sul mare di Bonazzola, esposti al sole e su suoli poveri, Zero Tolleranza per il Silenzio porta al naso macchia mediterranea, agrumi e salsedine su morbida frutta a polpa gialla, tradotti al sorso in sapidità, freschezza e avvolgenza, complice il buon uso del legno.
(Clementina Palese)
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