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VINITALY 2019

A Vinitaly il vino italiano al centro, ma non mancano “contaminazioni” straniere. Come la Borgogna

Nel calice la selezione dei grandi rossi e bianchi di Les Grands Chais de France, per raccontare uno dei territori top nel mondo
BORGOGNA, DEGUSTAZIONE, TERROIR, VINITALY, Italia
I filari di Pinot Nero in Borgogna

Il territorio è un valore assoluto per i grandi vini, in Italia come in Francia. Ed Oltralpe, quando si parla di territorio d’eccellenza, la Borgogna è riferimento assoluto. E tra i tanti focus possibili, nel calice, quello sui vini di Borgogna, - una delle tante “contaminazioni” straniere in un Vinitaly che mette il vino italiano al centro - è stato protagonista, con alcune etichette importanti e rappresentative di un territorio sulla cresta dell’onda.
Uno di quelli più in voga, anche se non possiamo parlare di una “moda”, essendo l’essenza stessa delle etichette migliori del mondo. Il vino di territorio è infatti l’unico capace al medesimo tempo di essere sempre originale, unico e inimitabile. Una prerogativa solo apparentemente semplice ma che resta l’impronta decisiva che determina esclusività e inevitabile valorizzazione del nettare di Bacco. E chi, meglio, della Borgogna a dettare la cadenza e i contorni di questo scenario sempre più in crescita. Una zona che non ha bisogno di presentazioni tale è il suo fascino e la sua forza evocativa espressa in vini che hanno raggiunto ormai prezzi stellari, come le vigne dove nascono. Con 100 denominazioni (Aoc), con l’imprimatur dei Premier Cru e dei Grand Cru, la Borgogna è anche la culla naturale di vitigni antichi ed eccezionali, Chardonnay e Pinot Noir, che hanno aiutato a decollare anche altre zone di produzione in giro per il mondo. I suoi “Climat” sono patrimonio dell’Unesco e i particolari terreni dove si coltiva intensivamente la vite, almeno dal XIV secolo, sono un unicum universalmente riconosciuto.
Ecco allora il Gruppo Les Grands Chais de France che esporta etichette transalpine in tutto il mondo, per la prima volta a Vinitaly, a presentare il meglio della sua selezione borgognona. Il Gruppo francese è proprietario di Domaine du Mont e Domaine Carillon. Dalla prima cantina arriva il Poully-Fissé 2017 San Gilbert, bianco ancora molto giovane ma in grado di esprimere un bel naso gessoso e floreale ad introdurre ad una progressione gustativa incisiva, slanciata e contrastata. Arriva, invece, da Domaine Carillon lo Chablis 2018. Lo Chardonnay, davvero in una fase di assoluta gioventù, ha tratti marcatamente floreali un po’ monocordi e una bocca ancora in divenire, dove i toni fruttati, mela e pera in primo piano, dettano il ritmo del sorso. Passando ai rossi e quindi al Pinot Nero il Premier Cru Les Santenots 2014 di Domanine Carillon è molto immediato aromaticamente, con piccoli frutti rossi e cenni pepati al naso ad annunciare una bocca molto scorrevole e continua, dal tratto dolce e continuo. Ancora da farsi il giovane Aloze-Corton 2017, Pinot Noir per adesso molto semplice con gli aromi varietali in primo piano seguiti da una bocca rilassata, piacevolmente continua e dal finale ancora sul rovere di affinamento.

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