Nella storia recente del Brunello, Altesino occupa un posto d’obbligo, di certo nel cuore degli appassionati più accesi della denominazione. Bottiglie come Montosoli 1988 restano memorabili. E il tempo sembra davvero galantuomo con questo vino, visto che la versione 2011, pur non arrivando da un’annata memorabile, ci restituisce un rosso dai tratti aromatici sfumati che passano dalla terra ai fiori, da un leggero fruttato a lampi balsamici. In bocca, il sorso è tenace, lo sviluppo saporito e il finale austero. Altesino, di proprietà della famiglia Gnudi Angelini dal 2002, già in loco con la Tenuta Caparzo e nella sottozona di Vagliagli nel Chianti Classico con Borgo Scopeto. L'azienda introdusse negli anni '70 importanti innovazioni nella produzione di vino, affermandosi come realtà di spicco per tutto il territorio. Antesignana nella ricerca dell’eccellenza con l’introduzione, nel 1975, del concetto di vigneto e/o Cru (con il Brunello Montosoli, a fare da riferimento per la sottozona settentrionale), o con le prime sperimentazioni effettuate in barrique nel 1979, solo per fare gli esempi più eclatanti, oggi questa realtà produttiva - 49 ettari a vigneto per una produzione di 250.000 bottiglie - sembra aver ritrovato uno smalto nuovo, riproponendo i suoi cavalli di battaglia con un piglio sobriamente contemporaneo, senza stravolgere il carattere tipico del Sangiovese di Montalcino.
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