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ANCHE IL NEBBIOLO HA IL SUO ALBERO GENEALOGICO: DAL CNR UNO STUDIO SULLA VARIABILITA' GENETICA DEL VITIGNO

Scoprire l'albero genealogico del Nebbiolo attraverso il Dna. E' quello che il Cnr sta facendo con uno studio che si sta rivelando un valido aiuto non solo per rendere le piante più tolleranti ai parassiti, aumentarne qualità e resa con un utilizzo limitato di anticrittogamici, ma anche, ed è qui la novità, per indagare sulla variabilità genetica delle cultivar tradizionali, sulle relazioni di parentela fra di esse e, in ultima analisi, sulla loro origine. L'Istituto di virologia vegetale (Ivv) del Cnr a Grugliasco nel torinese ha scoperto infatti parentele davvero inaspettate per il Nebbiolo e questo attraverso analisi sia da un punto di vista propriamente ampelografico, scienza che studia le differenze morfologiche tra le varietà di vite, che genetico. "La spiccata variabilità fenotipica del Nebbiolo - spiega la ricercatrice Anna Schneider del Cnr - ha portato non solo ad assegnare a questo vitigno denominazioni diverse nei differenti luoghi di coltura (Nebbiolo maschio, femmina, fino, gentile, piccolo e grosso, oppure Spanna nel Nord Piemonte, Picotendro in Valle d'Aosta, Prunent in Val d'Ossola, Chiavennasca in Valtellina), ma anche a definire alcune sottovarietà, la cui distinzione e stabilità erano considerate tali da far prevedere nei disciplinari di produzione di vini prestigiosi l'impiego o l'esclusione dell'una o dell'altra". I rinomati Docg Barolo e Barbaresco devono infatti essere prodotti con Nebbiolo delle sottovarietà Michet, Lampia o Rosé, con l'esclusione di altre sottovarietà un tempo più o meno diffuse. Mentre le osservazioni ampelografiche sono state condotte su 33 caratteri descrittivi, le misure biometriche invece su foglie adulte di genotipi diversi di Nebbiolo, calcolando 16 parametri riassuntivi della morfologia fogliare. "Il Dna nucleico spiega la ricercatrice - è stato estratto da giovani germogli e analizzato mediante marcatori Ssr (Simple sequence repeats) e amplificati, i quali si sono rivelati non solo stabili e riproducibili tanto da permettere lo scambio di risultati analitici tra laboratori diversi, ma per la loro natura codominante consentono analisi genetiche di parentele e ricostruzioni di pedigree". L'esame comparativo di numerosi genotipi appartenenti a quattro importanti sottovarietà (Bolla, Lampia, Michet e Rosé) e ad alcuni sinonimi del Nebbiolo, ha indicato l'esistenza di tre principali tipi morfologici: il Nebbiolo Michet, il Rosé e il Lampia, cui sono da ricondurre la sottovarietà Bolla e i sinonimi, quali il Picotendro e la Chiavennasca. L'analisi del Dna mediante marcatori molecolari microsatelliti eseguita sugli stessi campioni per valutare la loro variabilità genetica, ha mostrato invece per il Nebbiolo due diversi genotipi: il Lampia, identico al Michet e a tutti gli altri sinonimi e il Rosé, con profilo del tutto distinto dai precedenti.

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