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ANDREA SARTORI, PRESIDENTE DELL’UNIONE ITALIANA VINI, CONTRO LA DECISIONE DEL GOVERNO DI IMPORRE ALLE UVE UN PREZZO GARANTITO: “NO ALL’ASSISTENZIALISMO, SÌ AD ACCORDI DI FILIERA”:

Italia
Andrea Sartori

“La crisi del comparto vino è di natura strutturale: richiede nervi saldi e rifugge l’assistenzialismo. Il prezzo delle uve garantito può nascere solo da un’intesa discussa e programmata tra le parti, e non certo dall’intervento del Governo”. Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italia Vini, interviene sull’ultima decisione del Governo di imporre un prezzo “politico” alle uve.
“Da parte nostra - spiega Sartori - l’Unione Italia Vini propone la creazione di un modello di economia sostenibile attraverso accordi di filiera stabili, quindi pluriennali. Certo, una strada difficile da perseguire, ma è una prima concreta risposta da parte del mondo imprenditoriale”.
“L’argomento è di quelli che scottano - afferma Sartori - e bisogna mettere in conto l’accusa di impopolarità, ma come si può tacere di fronte a certe scelte? Quanto è successo in Puglia, e che rischia di allargarsi a macchia d’olio in altre difficili realtà produttive italiane, è grave poiché per fronteggiare una situazione di crisi si è scelta la via forse più facile ma certamente sbagliata. Sbagliata perché si sviliscono anni di sforzi rivolti al miglioramento qualitativo del prodotto e al riordino dei nostri vigneti, sbagliata perché giustificarla creerà imbarazzo verso gli altri Paesi produttori. Com’è possibile in un Paese liberista imporre un prezzo di mercato? Perché una cantina dovrebbe acquistare l’uva a 17 euro al quintale? Come si può pensare che un contributo di 1,50 euro/q possa rimettere le cose a posto?”.
“Non è questa la strada - continua Sartori - non può esserlo se non si vogliono cancellare anni di grande impegno da parte di un’imprenditoria sana e coraggiosa che ha pagato in prima persona ogni più piccolo progresso. Parliamo di aree produttive, di denominazioni, di consorzi, di cooperative, di imprenditori che hanno fatto da battistrada al nuovo Rinascimento del vino italiano e che non possono tacere di fronte al “prezzo garantito” di un prodotto della cui qualità non si sa nulla; ad esempio sarebbe lecito chiedersi la resa di questi vigneti da “aiutare”.
La crisi c’è, è sotto gli occhi di tutti, e non è un caso che il via libera di Bruxelles alla distillazione in Italia per soli 2 milioni di ettolitri lasci l’amaro in bocca ai nostri produttori, anche se il ministro Alemanno ci assicura che la “pratica Italia” resta aperta. Tanto più che lo stesso sottosegretario Delfino, in un comunicato stampa del Ministero delle Politiche Agricole, afferma che è necessario “avere il coraggio di concepire scelte difficili, anche impopolari, come quelle di concentrare il sostegno pubblico in funzione della qualità e del rafforzamento di filiera”. Alle dichiarazioni ora dovranno seguire i fatti” conclude Sartori.

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